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Valdagno

Gaetano Marzotto a 50 anni dalla morte rivive nella Città Sociale

Gaetano Marzotto al Rotary club di Vicenza: fu il primo presidente nel 1934
Gaetano Marzotto al Rotary club di Vicenza: fu il primo presidente nel 1934
Gaetano Marzotto al Rotary club di Vicenza: fu il primo presidente nel 1934
Gaetano Marzotto al Rotary club di Vicenza: fu il primo presidente nel 1934

L’11 agosto del 1972, alle 11.30, Gaetano Marzotto si spegne a 77 anni e Valdagno si ferma. Due giorni dopo, alle 17.30, il duomo non contiene la folla che vuole rendere omaggio a colui che aveva cambiato il volto della città. Cinquant’anni dopo Valdagno è ancora la Città Sociale, la fabbrica Marzotto, la Fondazione. Le creature del Conte. Un’eredità, anche pubblica, che tuttora vive.

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A ripercorrere il miracolo economico valdagnese sono il sociologo e direttore di Local Area Network, Luca Romano, e lo storico dell’economia dell’università di Padova Giorgio Roverato, massimo studioso dei Marzotto. «Con il passare del tempo la figura di Gaetano Marzotto non stempera la sua importanza, ma la intensifica grazie al poliedrico umanesimo sociale e industriale - spiega Romano - Il suo aspetto più vivo, la sua eredità più prodiga di messaggi e suggestioni ancora fertili di sviluppi, è la Città Sociale. Il significato più profondo di quella realizzazione non è in continuità con la fabbrica, una protesi dei rapporti di produzione, un allargamento della gerarchia fordista al territorio, una paternalistica subordinazione dei “sottoposti” anche oltre i muri dell’impresa. È la rottura di continuità tra Città Sociale e fabbrica. Un intento che Marzotto consegna a una pubblicazione del centenario 1836-1936: “Ma l’idea che doveva dare a Valdagno un carattere forte senza paragone in Italia fu quella della città nuova della riva sinistra del fiume, non come semplice allargamento ma creazione speciale, figlia del fecondo lavoro e d’una radicale interpretazione dell’assistenza sociale”».

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Ecco la straripante attualità della Città Sociale, «resa tanto più intrigante dal venire avanti di città spettrali, le “smart city”, senza tessuto sociale - prosegue il sociologo - Ampiezza di spazi pubblici, qualità ineguagliabile delle abitazioni operaie, centralità dei servizi sanitari e sociali, dimensione e varietà delle strutture scolastiche, culturali e sportive. Cosa c’entrano con i “rapporti di classe” un teatro da 2.000 posti, una colonia marina per centinaia di bambini di una valle carente di iodio o una casa di riposo senza limiti di disponibilità economica?».
Il pensiero corre alle lotte operaie e sindacali e all’abbattimento della statua di Gaetano senior nel 1968: «Non un parricidio ma l’espressione di un disagio per una fabbrica condotta con metodi ormai superati», puntualizza Romano. Ma Gaetano Marzotto riesce a superare la crisi perché siamo di fronte a «uno dei più grandi e lucidi imprenditori del ‘900 che ha saputo riversare il patrimonio paterno nell’aumento della dimensione di impresa rendendola la più grande impresa laniera italiana e una delle più importanti internazionali - sottolinea Roverato - Con grande capacità imprenditoriale diversifica la produzione, dà vita al Premio Marzotto la prima grande sponsorizzazione culturale che mai un’impresa ha realizzato in Italia. La Marzotto è internazionale con interlocutori in tutto il mondo, con una parte degli impiegati che conoscono perfettamente le lingue straniere. Proprio quel personale va ad alimentare le piccole imprese nascenti nel territorio e che iniziano a rivolgersi all’estero. Si potrebbe arrivare a parlare di un’esternalizzazione delle competenze linguistiche e tecniche nel territorio, con le piccole imprese in zona che traggono alimento dalle competenze che escono dalla fabbrica. Oggi rimane molto della Marzotto, seppur ridimensionata, e quel che resta è diffuso nel territorio».
A cinquant’anni dalla sua morte è sopravvissuto un patrimonio collettivo con due secoli di storia. «Una sperimentazione di lunga durata. La città imprenditoriale di valle nasce da lì. Un’eredità che si traduce nella cultura del lavoro con un’attenzione che si vede nella Città Sociale. Lì ha fatto politica concreta, ha disegnato il territorio, si è sostituito ad un ente comunale di poco spessore. La grandezza di Gaetano Marzotto è stato cogliere che doveva colmare quel vuoto con un’unica idea di partenza: l’impresa rovescia ricchezza e cultura nel territorio». 

Veronica Molinari

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