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Valdagno

Frode fiscale nel settore del volantinaggio: sequestrati beni per oltre 135 mila euro

Operazione della guardia di finanza nei confronti di una ditta indiana di Valdagno. Nei guai il titolare di diritto e due amministratori.

Nei giorni scorsi, i militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Vicenza, su delega della Procura, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a 135.126 euro a carico di una ditta individuale operante nel settore del volantinaggio e, anche “per equivalente”, nei confronti del titolare di diritto e dei due amministratori di fatto dell’impresa. Il provvedimento cautelare, nell’ambito del quale sono state sequestrate somme di denaro giacenti sui conti correnti e un’autovettura di recente immatricolazione, costituisce l’epilogo di un'indagine scaturita da una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate di Vicenza, in cui veniva ravvisato l’utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti nelle dichiarazioni dei redditi e Iva da parte di un’impresa indiana del comune di Valdagno.

L'indagine

Le indagini portate avanti dalle fiamme gialle di Arzignano hanno permesso di ricostruire un articolato sistema di frode fiscale con fatture emesse da tre ditte individuali per  oltre 230 mila euro, che hanno consentito all’impresa ispezionata di evadere centinaia di migliaia di euro di imposte. Dall’analisi dei rapporti commerciali intercorsi tra le tre imprese emittenti e quella utilizzatrice delle fatture false, tutte rappresentate da cittadini di nazionalità indiana, è emerso che le ditte fornitrici erano state costituite solo ed esclusivamente allo scopo di produrre documenti falsi ad uso della ditta di volantinaggio, per poi essere dismesse solamente un anno dopo la costituzione, senza aver adempiuto agli obblighi di dichiarazione e omettendo di effettuare il versamento delle imposte dovute all’Erario.

Approfonditi accertamenti bancari sui conti correnti hanno inoltre permesso di far luce sulla reale gestione dell'impresa oggetto di indagine, in quanto amministrata di fatto da alcuni parenti del titolare, uno dei quali rappresentante di una delle ditte fornitrici.

Durante l’esecuzione della misura cautelare, uno degli amministratori di fatto ha tentato di disfarsi della propria auto individuata dai finanzieri quale bene aggredibile ai fini del sequestro “per equivalente”, vendendola ad un conoscente, una volta avuto contezza dei conti correnti “congelati”. Tale condotta è stata segnalata all’autorità giudiziaria quale alienazione simulata di un bene, idonea a rendere in parte inefficace la procedura di riscossione.

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