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Valdagno

Ex dipendente dell'Agenzia delle Entrate arrestato per evasione

L’ex dipendente dell’Agenzia delle entrate arrestato per evasione fiscale. A Valdagno, dove ha lavorato per una vita nella sede dell’amministrazione del Fisco, e dove ha ancora una cosa, Carlo Raimondo, 64 anni, lo conoscono tutti, tanto che la notizia in città è circolata. È stato bloccato dalla guardia di finanza a Pieve del Grappa, dove oggi abita, su ordine del tribunale di Trento, che gli contesta ingenti tasse non pagate oltre al contrabbando di alcolici. Assistito dall’avv. Francesca Casarotto, Raimondo è stato interrogato e dopo aver risposto alle domande del giudice ha ottenuto i domiciliari.
Il valdagnese è uno dei 28 arrestati nell’ambito dell’operazione Melita, condotta dalle fiamme gialle del Trentino con perquisizioni in tutta Italia; in tutto, sono state segnalate 115 persone per quella che è ritenuta una maxifrode all’erario soprattutto con gli alcolici. I finanzieri hanno ricostruito l’ammontare dei tributi evasi (accise, diritti doganali e altre imposte) pari a 27 milioni di euro nonché la commercializzazione di 160 tonnellate di tabacchi e di oltre 16 milioni di litri di alcolici. Gli arrestati devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici e sulle bevande alcoliche, il tutto con l’aggravante del reato transnazionale. Alcune catture sono avvenute all’estero, in Croazia, Belgio, Moldavia, Inghilterra, Germania e Bulgaria.
Gli inquirenti contestano a Raimondo (ritenuto il punto di riferimento in questo ambito d’indagine), che ha avviato in passato più di un’attività imprenditoriale (ed ha già avuto anche qualche grana con la giustizia), di aver effettuato negli ultimi anni numerose ordinazioni di alcolici, in particolare di birra, avviando l’importazione di centinaia di migliaia di litri, dall’Olanda e dal Belgio soprattutto. Nessuno pagava però le accise, perché la merce finiva formalmente in depositi di aziende, spesso intestate a prestanome, sfruttando anche documentazione farlocca. Tanto che nei magazzini transitavano, ma solo sulla carta, quantitativi ingentissimi di alcolici, che però compivano altri giri; quando scattavano i controlli degli inquirenti - avviati nel 2018 quando vennero fermati in Trentino degli autoarticolati con doppiofondo, che trasportavano bottiglie di contrabbando -, le società che li gestivano chiudevano in fretta i battenti, con un’evasione in qualche caso milionaria.
Complessivamente, il traffico illecito ammonta a diversi milioni di euro, mentre la merce sarebbe stata di fatto venduta in nero, o avrebbe percorso altre strade. Gli inquirenti, che hanno intercettato a lungo i principali indagati, stanno cercando anche che fine abbiano fatto i guadagni ritenuti illeciti dei singoli indagati (il sospetto è che siano all’estero), per procedere eventualmente al sequestro. Nel corso del suo lungo interrogatorio, il valdagnese avrebbe precisato la sua posizione, cercando di rigettare o di sminuire le accuse in un ambito che, per la sua attività passata, conosce molto nel dettaglio. 

 

Diego Neri

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