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Valdagno

Emergenza alcol
Le prime bevute
già a dieci anni

Dati allarmanti per quanto riguarda il consumo di alcolici tra i giovanissimi
Dati allarmanti per quanto riguarda il consumo di alcolici tra i giovanissimi
Dati allarmanti per quanto riguarda il consumo di alcolici tra i giovanissimi
Dati allarmanti per quanto riguarda il consumo di alcolici tra i giovanissimi

Mai sfidare un residente della valle dell’Agno al bancone del bar. Sono famosi, si sa, per avere una certa resistenza. Che il consumo di bevande alcoliche nei comuni della vallata sia massiccio e diffuso è cosa nota. E il contesto aiuta. Ricordando un po’ di numeri, infatti, solo a Valdagno si conta un bar ogni 200 abitanti sopra i 15 anni con 98 esercizi per 22 mila 800 cittadini, dodici dei quali nei 700 metri di corso Italia. E i comuni più piccoli non sono certo da meno. Un semplice fenomeno di costume che si esaurisce nella goliardia? No, stando alle ricerche. Perché quella che appare come una tendenza può diventare un problema, e troppo spesso lo è già, quando dal consumo si passa all’abuso e alla dipendenza. E soprattutto quando i primi approcci con qualche tipo di bevanda alcolica avvengono in giovanissima età. Dalle ultime ricerche portate avanti in alcune scuole del territorio, infatti, emerge che quasi il 50 per cento dei ragazzi, anzi, sarebbe meglio dire poco più che bambini, di età compresa tra i 10 e i 14 anni ha consumato almeno una volta bevande alcoliche. Percentuale che arriva all’80 se si guarda ai giovani tra i 14 e i 18. Dati, tra l’altro, da considerare al ribasso, secondo gli addetti ai lavori. I rappresentanti locali delle associazioni come Alcolisti Anonimi e Acat parlano infatti di almeno un 80 per cento di giovanissimi, quindi al di sotto dei 15 anni, che ha assaggiato almeno una volta una bevanda alcolica.

Marco Maggi, già consulente del ministero della Pubblica Istruzione ed esperto formatore, ha portato avanti vari studi nelle scuole della vallata, l’ultimo in una scuola media. Alla domanda su chi abbia assunto “una bevanda alcolica una o due volte” ha risposto affermativamente il 27,9 per cento del campione; mentre il 17,7 per cento ha ammesso di bere “qualche volta”. In pratica, il 45,6 per cento è entrato in contatto con l’alcol. Il 15,6 ha dichiarato poi di aver bevuto anche superalcolici, come grappa, whisky e vodka; il 12,2 solo in occasioni particolari e il 3,4 una volta al mese. Più frequente il consumo di birra, che riguarda il 27 per cento del campione.

«Il quadro emerso nell’ultima scuola media presa in considerazione - spiega Marco Maggi - può considerarsi rappresentativo dell’intera vallata, anzi possiamo pensare che il dato relativo ai ragazzi che hanno fatto esperienza di bevande alcoliche possa essere più alto, perché qualcuno non tiene conto di birra e vino, tanto il loro consumo quotidiano è accettato culturalmente. Quello del consumo di alcol tra giovani e giovanissimi è un fenomeno molto preoccupante, sia per l’abbassamento dell’età dell’inizializzazione, sia per la modalità, visto che si cerca lo sballo, si beve per “andare fuori”, per perdere la percezione di sé. È visto come un mezzo sia per sfuggire dalle proprie emozioni, sia per essere più disinibiti». «Parlando poi con ragazzi in situazioni di disagio - aggiunge Maggi - è emerso come molti abbiano a che fare quotidianamente con adulti con dipendenza da alcol, adulti che magari li devono accudire».

Le campagne informative non mancano, quello che manca è la ricezione del messaggio da parte dei giovani e, tasto dolente, la collaborazione delle famiglie. «Le campagne informative si scontrano con le dinamiche del gruppo dei pari - precisa Maggi - ed è facile intuire che l’influenza di queste ultime sia molto più forte rispetto a chi ti dice “non bere”. Finché non si tocca con mano il fondo, come può essere lo stare male fino a finire anche in coma etilico, non ci si rende conto del rischio». «Le famiglie - aggiunge - sottovalutano il problema, anche perché il consumo di bevande alcoliche e la loro presenza in casa, come detto, è culturalmente accettato. È normale che se si vedono i genitori bere senza problemi, si sia portati a pensare che non sia un gesto dannoso». Una strada potrebbe essere quella di intercettare i giovani prima che inizio ad avvicinarsi al bere, quindi da bambini. «Bisogna intervenire già dalle elementari - sollecita Maggi - con progetti di sensibilizzazione, lavorando sulla percezione di sé, sul rafforzamento dell’autostima e la capacità di gestire lo stress».

«Come Amministrazione - è la posizione dell’assessore al sociale Rina Lazzari - siamo attenti al tema delle dipendenze. Di certo il consumo dell’alcol anche tra i giovani è un fenomeno presente e che non va ignorato. Con l’Informagiovani portiamo avanti diversi progetti per fare prevenzione».

Alessia Zorzan

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