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Il personaggio

Dall'oratorio alla Serie A. Zanetti: «Così porto nel calcio Valdagno e i suoi valori»

È valdagnese doc l’allenatore che ha riportato dopo quasi vent’anni in serie A il Venezia e che anche nella massima serie si sta facendo notare per gioco e risultati: Paolo Zanetti. Proprio per questo il Comune gli ha consegnato un riconoscimento per meriti sportivi. «È un onore - ha detto - portare in Italia e nel mondo il nome di Valdagno. Ci tengo a far conoscere l’immagine di un paese che mi rispecchia, fatto di persone semplici e operose».
La storia di Zanetti è quella di un ragazzo di provincia che si è conquistato un ruolo di primo piano, prima come calciatore e poi come allenatore, e la sensazione è che il meglio debba ancora venire. «Ho iniziato a tirare i primi calci a un pallone nel Ponte dei Nori, il quartiere dove ho vissuto la mia infanzia - racconta -. Dai 5 agli 8 anni ho giocato a Valdagno e a 9 mi sono trasferito al Vicenza dove ho fatto la trafila delle giovanili fino ad esordire in serie A nel 2001». Del periodo valdagnese Zanetti ha tanti ricordi «a cominciare dal campo di calcio con il terreno di gioco in terra e dove ho trascorso tante giornate con i miei amici. Peccato che oggi non esista più e al suo posto ci sia un edificio: ogni volta che passo di lì mi viene nostalgia». L’esperienza con il Ponte dei Nori è stata bella: «Eravamo un gruppo di ragazzi affiatato guidati da Mario De Gerone detto Mario Mola che è stato il simbolo della società e da Enzo Isoldi. Ho partecipato qualche anno fa al primo memorial Mario Mola che è stato fatto finché era ancora in vita proprio per fargli capire quanto gli eravamo legati». A Valdagno Zanetti ha frequentato le superiori, il biennio all’istituto tecnico per poi trasferirsi a ragioneria: «Proprio in prima superiore ho giocato la partita chimici tessili che è un’istituzione».
Zanetti torna con regolarità in città: «Lo faccio per prima cosa per passare del tempo con i miei genitori ma mi capita di andare a fare un giro in piazza o all’oratorio. A casa poi ritrovo sapori familiari: mia mamma prepara tortellini in brodo unici al mondo mentre mio papà è il re dei sughi e della pastasciutta». Zanetti da 13 anni ha una compagna, Alice, dalla quale ha avuto una figlia, Rebecca, di tre anni. La sua carriera di calciatore è stata costellata di infortuni: «Per questo ho smesso a 32 anni scegliendo di studiare per diventare competitivo in un altro ruolo, quello dell’allenatore. È stata una decisione lungimirante». Zanetti infatti a 39 anni è il più giovane mister della serie A. «Fare l’allenatore mi ha sempre affascinato e anche quando giocavo prendevo appunti su allenamenti e preparazione. Tutto nasce dalla grandissima passione per questo sport che è la mia vita: faccio il lavoro dei miei sogni». Zanetti già a fine carriera era un allenatore in campo per il ruolo che ricopriva, centrocampista e poi regista: «Dovevo avere il gioco dell’allenatore in testa e trasmetterlo ai compagni. Questo mi ha fatto arrivare, dopo ben 27 allenatori, ad avere una buona conoscenza di base anche se io ho la mia filosofia. Da tanti ho preso cose positive, da qualcun altro cosa non fare. Il mio ruolo mi pone davanti a situazioni difficili da gestire e l’esperienza vissuta ti aiuta a non fare certi errori che qualcuno ha commesso con te». Zanetti è persona di valori e principi solidi che lo guidano sia sul campo che nella vita. «Ho avuto la grande fortuna di avere una famiglia meravigliosa e molto unita a partire dai miei genitori che hanno trasmesso a me e ai miei fratelli i veri valori. Cerco di fare capire ai miei ragazzi quali siano le cose importanti anche perché ne ho di molto giovani che vivono in un mondo cinico e dove girano tanti soldi». Zanetti sta raccogliendo consensi in serie A «ma il cammino è ancora molto lungo. Ci vuole il tempo per crescere, ho 20 ragazzi stranieri ma sto affinando il mio inglese: è un’occasione di crescita lavorativa anche per me. Ci concentriamo sull’identità, sullo spirito di gruppo, strategia e tattica ci aiutano a sopperire al gap tecnico».

 

Luigi Cristina

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