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La Fondazione Marzotto

Dall’asilo alla casa di riposo. «La cultura del benessere»

L’imponente facciata dell’azienda tessile che tuttora opera
L’imponente facciata dell’azienda tessile che tuttora opera
L’imponente facciata dell’azienda tessile che tuttora opera
L’imponente facciata dell’azienda tessile che tuttora opera

I cancelli della fabbrica si aprono alla città e la città entra nella fabbrica. Vasi comunicanti che sono lo snodo fondamentale con cui Gaetano Marzotto ha integrato il mondo aziendale con i lavoratori. A 50 anni dalla morte dell’imprenditore nulla è stato disperso del lascito di istituzioni sociali che lui stesso aveva raccolto dal padre, modernizzandolo. Oggi, a traghettare quel patrimonio sociale verso il futuro è la nipote Veronica Marzotto che presiede la Fondazione: «Gaetano Marzotto era un uomo geniale di grande umanità, attento e interessato alla vita dei suoi collaboratori e alla qualità del loro quotidiano. Sono nate così le cosiddette istituzioni sociali: l’asilo, il nido, la scuola elementare, la casa di riposo, le colonie».
Non per spirito caritatevole, ma perché il Conte nella sua lungimiranza, nel suo far funzionare gli affari aveva intuito che «le opere sociali destinate ai suoi collaboratori, che in gran parte coincidevano con la città, dovevano qualificarne la vita - prosegue la presidente- Nascevano da un impulso di suo nonno Gaetano “Il Vecchio” che aveva creato un ricovero per i bambini delle operaie che consentiva di occuparsi del benessere dei piccoli e delle donne, e di svolgere il lavoro senza interruzioni unendo gli interessi dell’azienda con quelli dei lavoratori. Questo è il pensiero alla base delle opere sociali e della Città Sociale».
E proprio nel quartiere disegnato dall’imprenditore si ha il lascito tangibile al territorio: «Una zona ancora oggi abitabile e abitata, non un’enclave della fabbrica ma un allargamento della città. Ha pensato a qualcosa che rimanesse nel tempo, non limitandosi a “semplici case di civile abitazione”. A realizzarla ha chiamato gli architetti Francesco Bonfanti e Gio Ponti». Nomi illustri, professionisti capaci che dovevano realizzare quello che il Conte, l’imprenditore, il mecenate e il “costruttore sociale” aveva in mente. A spiegarlo è una sua frase: «Abbiamo mirato al benessere all’unione delle famiglie, per alleggerire loro le preoccupazioni giornaliere onde potessero vivere più serenamente». Ecco il filo conduttore tramandato dai capitani d’impresa Marzotto: quell’alleggerire le donne dal pensiero dei figli a casa che aveva portato nel 1866 Gaetano Marzotto senior a creare il primo asilo si riaffaccia nel 1959 con la creazione della Fondazione che raccoglie le istituzioni sociali create dal 1935. Un ente morale con una propria autonomia per tenerlo diviso dalla realtà industriale. Oggi resta la solida radice piantata da Gaetano Marzotto che continua a vivere «in una “impresa sociale” che eroga servizi alle fasce più delicate con 400 dipendenti tra Valdagno, Mortara e Villanova di Fossalta di Portogruaro - conclude la presidente - Segue 400 anziani e 380 bambini. E poi rimane l’orientamento a rispondere ai bisogni della comunità. Questo lo spirito che ha lasciato. E, forse, anche la propensione dei valdagnesi ad essere imprenditori per partecipare alla costruzione della propria città». 

Veronica Molinari

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