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Cornedo Vicentino

«Chef sfruttato e pagato poco? No, è lui che ci ha diffamati». E il ristorante lo querela

Dopo le dichiarazioni sui social di Yuri Zaupa, arriva la replica del titolare del ristorante Vhc di Cornedo, Federico Vencato: «Non è stato sottopagato, ho le buste paga che lo certificano»
Il ristorante Vhc a Cornedo: domenica il locale festeggerà un anno di attività
Il ristorante Vhc a Cornedo: domenica il locale festeggerà un anno di attività
Il ristorante Vhc a Cornedo: domenica il locale festeggerà un anno di attività
Il ristorante Vhc a Cornedo: domenica il locale festeggerà un anno di attività

«Sfruttatore io? Ma se ho le buste paga che certificano gli stipendi: la verità è che sono proprio io ad essere stato “usato” come trampolino di lancio da chi cercava visibilità e ora mi trovo con il locale vuoto e a rischio chiusura a causa di una serie di bugie incomprensibili, che hanno gettato fango sul mio lavoro e su quello di chi mi sta accanto».

Non c’è rabbia nelle parole di Federico Vencato, titolare del ristorante Vhc di Cornedo: c’è desiderio di giustizia ed è il motivo per cui ha deciso di presentare una querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa nei confronti del suo ex chef, Yuri Zaupa, 24 anni, di Cornedo.

Il post-denuncia sui social del giovane cuoco Yuri Zaupa

Il giovane cuoco - un mese fa - aveva pubblicato sul suo profilo social un lungo sfogo indirizzato all’ex datore di lavoro, Vencato appunto, “reo” secondo il giovane chef di averlo compensato con «100, 200 euro» per turni di lavoro di 80 ore settimanali. Apriti cielo: il ragazzo era balzato agli onori delle cronache nazionali, finendo per divenire il paladino di una generazione sfruttata e sottopagata e ricevendo, dunque, la solidarietà collettiva.

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La difesa del titolare del ristorante Vhc

«Ammetto dei ritardi nei pagamenti da gennaio, ma solo a causa del Covid, che ci ha messo in ginocchio; per il resto lo chef ha sempre lavorato in regola con le ore previste dal suo contratto part-time», è la difesa di Vencato, ancora al centro di una bufera che ha investito in pieno la sua persona e la sua impresa, che domenica festeggerà un anno di vita.
Se infatti il nome del ristorante di via Tezze a Cereda di Cornedo non è mai stato fatto esplicitamente, su Facebook ma anche su siti web specializzati in recensioni era bastato poco a collegare le parole di Zaupa al ristorante Vhc. «Non siamo a Milano, Cornedo è piccola e di strutture fatte con 11 container non è che ce ne siano altre», scuote la testa Vencato, mentre mette in fila quanto avvenuto nell’ultimo mese.

Ristorante svuotato, Vencato: «È un disastro»

«Prenotazioni per gruppi cancellate all’ultimo minuto con l’intenzione di danneggiarci, recensioni terribili, passaparola virtuale, e non, per dire di non venire più da noi», afferma Vencato. Risultato? In poche settimane il locale si è svuotato: «Se facciamo 3 o 4 tavoli alla sera è tanto, prima eravamo sempre pieni», sostiene il titolare del ristorante Vhc di Cereda. E Vencato si è trovato costretto a vendere un terreno di famiglia per sopperire ai mancati incassi. «È un disastro - dice -, siamo in quattro a lavorare qui ma di questo passo non so come faremo ad andare avanti».

L'ex chef denunciato per diffamazione 

Un racconto, quello di Vencato, reso nello studio, in contra’ Garibaldi a Vicenza, dell’avvocato Stefano Grolla, che assieme alla legale Erika Magnabosco segue il ristoratore nel procedimento per diffamazione aggravata a mezzo stampa depositato in procura lunedì.
La denuncia risale a fine agosto, formalizzata dallo stesso Vencato ai carabinieri di Valdagno, ma ci sono volute alcune settimane per raccogliere il materiale definito «diffamatorio» circolante soprattutto in rete, tra centinaia di commenti comparsi sotto articoli e post che fanno riferimento alla vicenda di Zaupa.

Di tutte queste pubblicazioni, considerate da Vencato false e infamanti, i legali chiedono all’autorità giudiziaria il sequestro e anche l’eliminazione: «Siamo consapevoli che è un procedimento complesso e che dovrà passare probabilmente per la polizia postale, ma prima ancora che il risarcimento, al nostro cliente preme che si dia un segnale anche a chi pensa di potersi permettere di dire qualunque cosa sui social, senza conseguenze».

Giulia Armeni

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