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Addio a Stefani, lacrime sul suo casco

La benedizione della bara con i parenti e la squadra dell’Hockey schierata con stecche alzate. CISCATO
La benedizione della bara con i parenti e la squadra dell’Hockey schierata con stecche alzate. CISCATO
La benedizione della bara con i parenti e la squadra dell’Hockey schierata con stecche alzate. CISCATO
La benedizione della bara con i parenti e la squadra dell’Hockey schierata con stecche alzate. CISCATO

Folla di persone a dare l’ultimo saluto a Giovanni Stefani, “Gianni”, come tutti lo chiamavano, l’imprenditore del settore alimentare, appassionato di motori e di sport, morto tragicamente in Algeria durante una tappa del Tuareg Rally, travolto dal quad, che stava pilotando. Era il padre del ministro agli Affari regionali e alle Autonomie. All’arrivo del feretro, accompagnato dalla moglie Enrica, dai figli Erika e Manuel, e dall’amico meccanico, che lo aveva seguito al rally, Adriano Zoso, il gruppo di hockeisti della società Trissino, di cui Stefani fu presidente per dieci anni, ha formato il picchetto d’onore con le stecche alzate, poi la salma è stata trasportata all’interno della chiesa di San Pietro Apostolo, già gremita di fedeli. Nelle prime file di banchi avevano già preso posto le autorità politiche, fra queste il vicepresidente del senato Roberto Calderoli, i sottosegretari, Massimo Bitonci al Mef e Luca Coletto alla sanità, e il governatore del Veneto, Luca Zaia, e militari con il comandante interregionale dei carabinieri il generale di Corpo d’armata Enzo Bernardini, e dell’imprenditoria, Gianluca Cavion, vicepresidente di Confartigianato e Giuseppe Fortuna, presidente di Confindustria, mandamento Ovest Vicentino. Prima di dare inizio alla liturgia di commiato, presieduta da don Fabio Tamra, amico di famiglia, parroco dell’Alta Valle del Chiampo con i sacerdoti della parrocchia di Trissino, un amico si è portato all’ambone ed ha recitato la poesia “Il gabbiano” in un’atmosfera di grande raccoglimento. Poi, davanti alla bara di Stefani, dove era stato collocato il suo casco da motociclista, ha preso la parola Francesco Santagiuliana a nome dei motoclub della vallata: «Una duna ti ha fatto spiccare il volo verso un deserto sconfinato, ma ci hai lasciato un grande regalo: il tuo entusiasmo, la tua forza, la tua grinta e la ta positività». «Chi non ha la passione per lo sport, per gli amici e per la comunità e per il suo santo preferito, “San Valentino”, identità della sua professione – ha detto fra le lacrime il presidente Giuseppe Fortuna, amico di tante avventure sportive - , non può capire la gioia di salire in alto in montagna e sulle dune del deserto». Don Tamra all’omelia ha sottolineato che «le relazioni, che Gianni ha tessuto in vita con le persone, resteranno anche dopo la sua morte, per la sua capacità di stare assieme a tutti e di insegnare i buoni valori ai giovani». Anche il parroco don Lucio Mozzo ne ha ricordato la sua bella figura. Un altro momento assai commovente è stato alla fine della messa, quando la soprano Silvia Dalla Benetta ha cantato l’Ave Maria di Shubert. La commozione ha segnato i volti dei tanti amici che hanno voluto salutare per l’ultimo viaggio Gianni. E qualche amico motociclista, alla fine della celebrazione, lo ha salutato con l’augurio che il sua viaggio sia verso cieli sempre azzurri e felici. La salma di Giovanni Stefani riposerà nel camposanto di Trissino. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Aristide Cariolato

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