<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Thiene

Unioni civili e gay
I parroci: «I diritti
vanno rispettati»

Un momento della celebrazione di un’unione civile tra due uomini. FOTO ARCHIVIO
Un momento della celebrazione di un’unione civile tra due uomini. FOTO ARCHIVIO
Un momento della celebrazione di un’unione civile tra due uomini. FOTO ARCHIVIO
Un momento della celebrazione di un’unione civile tra due uomini. FOTO ARCHIVIO

«Le unioni civili tra persone dello stesso sesso garantendo i diritti di ogni persona vanno rispettate. È giusto che il Governo abbia approvato la normativa». All'indomani della notizia sulle prime nozze gay dell'Alto Vicentino, celebrate a Sarcedo tra i due ristoratori di Montecchio Precalcino Sergio Olivetti e Renato Rizzardi, parlano i sacerdoti don Nicola Saladin della parrocchia San Sebastiano di Thiene e il parroco di Montecchio don Lino Bedin.

Rispetto, dunque, per le scelte personali, anche se sono d'obbligo con dei “distinguo” legati ai dettami della Chiesa cattolica. Dal punto di vista religioso, infatti, non va dimenticato che per il Papa il matrimonio è quello descritto nel Vangelo e la famiglia deve essere formata da un uomo, una donna ed essere finalizzata alla procreazione. «L'unione civile è una cosa buona ed è una scelta che va rispettata - dichiara don Saladin - È giusto che il Governo abbia deciso di garantire il diritto civile. La normativa ci voleva, andava fatta ed era arrivato il momento giusto. Massimo rispetto, quindi, per la scelta di queste persone. L'importante però è che non si crei confusione tra unione civile e sposalizio, perché il matrimonio, soprattutto se parliamo di quello religioso, è un sacramento che porta alla formazione della famiglia, un percorso di fede con punti di riferimento ben precisi». Anche don Bedin ribadisce che ognuno su questo argomento «deve poter avere la propria idea, anche perché il primo gesto d'amore che Dio ha fatto nei confronti dell'essere umano è stato proprio donargli il libero arbitrio - spiega - Per la Chiesa l'unione civile non è paragonabile al matrimonio: si accetta un po' a malincuore perché per noi il matrimonio è mirato alla formazione di una famiglia così come descritta dal Vangelo. Ma, inevitabilmente, nella società civile e laica tante cose stanno cambiando e le persone hanno il diritto di fare le loro scelte. Da sacerdote non concordo, ma il rispetto dell'altro ci deve essere sempre e comunque. Bisogna poi vedere se aver legalizzato le unioni civili significhi effettivamente aver fatto un passo avanti o semplicemente aver intrapreso una strada diversa. Per me non è positiva, da cristiano non condivido, ma non mi permetterei mai di condannare chi fa una scelta diversa dalla mia: anche nel Vangelo Gesù condannava i peccati e non i peccatori».

Anche altri sacerdoti di zona intervengono nel dibattito. Don Pompeo Cattaneo, prete storico di Sarcedo, dove per 17 anni ha guidato la comunità di Sant'Andrea, parla di rispetto per la legge italiana e, di conseguenza, per lo Stato che ha approvato il provvedimento relativo alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. «Certo - commenta - la Chiesa al momento non legittima queste unioni civili e non credo che con il passare del tempo il Papa possa cambiare idea, ma sicuramente tutti ci stiamo interrogando su questo argomento. L'importante, nel farlo, è non banalizzare mai il messaggio cristiano che offre una proposta ben diversa. Però l'amore per il prossimo viene prima di tutto e in quanto tale c'è il rispetto per le persone».

L'arciprete di Thiene monsignor Livio Destro ha preferito, invece, non esprimersi sul tema delle unioni civili, seguendo anche le indicazioni date dalla Diocesi di Padova.

Silvia Dal Maso

Suggerimenti