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Un fornaio in missione Sfama i bimbi di strada

Marco Rigoldi, 23 anni, circondato dai “suoi” bambini. BILLO
Marco Rigoldi, 23 anni, circondato dai “suoi” bambini. BILLO
Marco Rigoldi, 23 anni, circondato dai “suoi” bambini. BILLO
Marco Rigoldi, 23 anni, circondato dai “suoi” bambini. BILLO

Ha lasciato la professione, la famiglia e la terra in cui è nato per diventare missionario laico e aiutare i bambini di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo. Al lavoro di panettiere Marco Rigoldi, 23 anni, di Novoledo, ha preferito una vita al servizio ai più deboli quando, ad agosto, è partito come volontario della Caritas. Nei giorni scorsi il giovane, fratello del pugile Luca, è rientrato a Villaverla per raccogliere fondi a sostegno dei suoi progetti. Questa sera, alle 20, racconterà la sua esperienza al teatro “Dalla Costa” durante l’incontro “Tra le strade del Congo”. «La vocazione mi ha spinto a partire - spiega -: sono sempre stato un animatore della parrocchia e negli ultimi anni ho pensato più volte al Kenya. Solo quando mi si è presentata la possibilità di andare a Goma per insegnare a cucinare pane e pizze in un ristorante gestito da Paolo e Francesco Cariolato, due missionari di Isola che lavorano per raccogliere denaro da destinare alle strutture della Caritas in Congo, ho capito cosa dovevo fare». Marco, che ha studiato all’istituto alberghiero di Recoaro e ha lavorato come fornaio per quattro anni, è partito senza esitare. «Nei primi mesi ho cucinato il pane e le pizze per il locale, insegnando il mestiere ad alcuni ragazzi. Nel tempo libero ho iniziato a frequentare due strutture di accoglienza per minori, bimbi costretti a prostituirsi, abbandonati o vittime di violenze e abusi. In questi centri, chiamati “Gahinja” e “Tulizeni”, portavo pane preparato con l’impasto avanzato». Camminando il giovane è entrato in contatto con i bambini di strada. «I “maibobo”, come vengono chiamati in swahili: bimbi e bimbe che a 12 anni si drogano, subiscono violenze e si prostituiscono. Li invito a seguirmi fino a “Gahinja” dove poi distribuisco il pane. Oltre a mantenermi, con il denaro che ho messo da parte nei quattro anni di lavoro in Italia ho acquistato acqua ossigenata, pomate, bende e cerotti per medicarli. Ho anche comprato un pallone per farli giocare, un rasoio elettrico per tagliare i capelli e una bibbia in swahili che leggiamo assieme. La domenica invece, con altri volontari, porto il pane ai bambini della prigione, minori abbandonati al loro destino». Fino alla prossima settimana Marco rimarrà a Villaverla per raccogliere fondi, medicinali e cibo da inviare con un container in Congo. «Non è facile fare il missionario in Africa - ammette -: anche in situazioni pericolose devi mantenere il sangue freddo per dare un buon esempio. Per salvare questi bimbi dalla violenza e dalle malattie è necessario avventurarsi tra i pericoli. Io riesco a farlo grazie alla fede e a Dio». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Billo

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