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Rombano le moto per l’addio a Ciano

L’arrivo del feretro di Luciano Cavedon accolto nel sagrato del duomo  da un migliaio di persone.  CISCATOGli amici motociclisti arrivati per l’ultimo saluto al loro amico
L’arrivo del feretro di Luciano Cavedon accolto nel sagrato del duomo da un migliaio di persone. CISCATOGli amici motociclisti arrivati per l’ultimo saluto al loro amico
L’arrivo del feretro di Luciano Cavedon accolto nel sagrato del duomo  da un migliaio di persone.  CISCATOGli amici motociclisti arrivati per l’ultimo saluto al loro amico
L’arrivo del feretro di Luciano Cavedon accolto nel sagrato del duomo da un migliaio di persone. CISCATOGli amici motociclisti arrivati per l’ultimo saluto al loro amico

Rombo di motori, ieri sul sagrato del Duomo di Thiene, per salutare, prima dell'ultimo viaggio, il 49enne Luciano Cavedon, soprannominato da tutti Ciano, morto domenica sera in un incidente stradale a Valli del Pasubio mentre era in sella alla sua amata moto. Il Duomo è stata solo una piccola porzione della più grande ecclesia di persone in lacrime che hanno assistito sul sagrato alle esequie. Sagrato che per qualche minuto si è trasformato in un ritrovo di almeno una cinquantina di motociclisti e di centinaia di clienti dell’officina e concessionaria di famiglia di Zanè, ma anche amici sportivi proprio come lui, compagni di corse, nuotate e pedalate ad alzare le mani al cielo e applaudire più forte che potevano, esaudendo il desiderio del fratello maggiore Franco. Dopo il caloroso applauso, un silenzio quasi irreale si è abbattuto durante l'inizio del rito funebre, silenzio rotto solo dalle note di “Don't you worry child” degli Swedish House Mafia, una delle canzoni preferite da Ciano. Tante le attestazioni di affetto. Tante le persone che hanno parlato per far sentire la famiglia, distrutta dal grande dolore - la mamma Rosanna non se l'è sentita di venire in chiesa - meno sola. Il rito funebre è iniziato con i saluti. La testimonianza di un’amica: «Buongiorno Luciano. La tua versatilità mi ha impedito di mettere su carta un pensiero e allora ho scelto un pensiero da dedicarti che mi è sempre piaciuto e che trovo adatto all'occasione: il Messaggio di Tenerezza: “Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi posti c'era solo un'orma... Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita; di maggiore paura e di maggior dolore... Ed il Signore rispose: “Figlio mio... I giorni in cui tu hai visto solo un'orma sulla sabbia sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”». Gli amici della moto hanno sottolineato la grande generosità di Luciano, la sua estrosità e fantasia, ma soprattutto la frase che ripeteva ogni giorno: “La vita bisogna viverla”. «Parlare di una personalità così complessa come quella di Luciano non è facile – ha detto un altro amico – aveva una forza prorompente nel fare tutto, dal lavoro, agli eventi come dj, alle sue tante passioni. In lui c'era una grande sinergia tra l'essere un grande professionista e un grande amico». E ancora c'è stato chi ha sottolineato il suo senso di responsabilità, la sua determinazione, l'attenzione nei confronti di ogni minima cosa, l'energia positiva che esprimeva sempre in ogni occasione: «Avevi sempre tanti progetti e mi dicevi: “Ho pensato che voglio fare “questo” però devo prima finire una cosa”», ha ricordato un amico. Nell'omelia don Antonio Guarise, parroco della Conca ha sottolineato come la storia di Luciano ci insegni che con la propria vita si possono scrivere cose belle. «Dentro di noi c'è un senso di amaro e di tradimento – ha commentato l'officiante -. Forse anche Luciano si sente tradito dalla sua moto che in un banale incidente gli ha tolto la vita. In realtà oggi tutti noi dobbiamo sentirci rinforzati». La cerimonia si è chiusa con un'altra canzone amata da Luciano che parlava del desiderio di volare oltre l'arcobaleno, proprio come ha fatto domenica sera. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvia Dal Maso

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