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Paola, lenzuola stese: per denunciare

Uno dei messaggi appesi  da Paola  del condominio dove abita e viveva la sua amica assassinata. CISCATO Paola Di Stefano nella sua casa
Uno dei messaggi appesi da Paola del condominio dove abita e viveva la sua amica assassinata. CISCATO Paola Di Stefano nella sua casa
Uno dei messaggi appesi  da Paola  del condominio dove abita e viveva la sua amica assassinata. CISCATO Paola Di Stefano nella sua casa
Uno dei messaggi appesi da Paola del condominio dove abita e viveva la sua amica assassinata. CISCATO Paola Di Stefano nella sua casa

«Non voglio diventare la prossima Anna: per questo, dopo mesi di paura, ho deciso far sentire la mia voce». Timore e coraggio si mescolano nel racconto di Paola Di Stefano, 38enne amica e vicina di casa di Anna Filomena Barretta - la donna uccisa con un colpo di pistola alla testa sette mesi fa e del cui omicidio è accusato il marito - e lei stessa vittima di stalking da parte dell'ex fidanzato, attualmente ai domiciliari. La tragedia di Anna ha rappresentato per Paola sia una rinascita, come donna e come madre, che l'inizio di un incubo che ora vuol far conoscere a tutti. Per questo da qualche giorno ha appeso sulla facciata del condominio tre striscioni che vogliono essere un monito per non dimenticare Anna e sopratutto un incoraggiamento per le donne a farsi rispettare. «Vorrei che la mia storia potesse aiutare altre che si ritrovano a vivere un amore malato - racconta Paola, che è supportata dallo Sportello Donna di Schio - Io ci ho messo molto tempo, ma alla fine ho deciso di dire basta e di denunciare il mio ex. Capisco che ci sia timore, e che alcune volte manchi la fiducia nella giustizia e negli uomini in divisa. Ma la legge c'è ed è chiara: dice che se una donna chiede aiuto bisogna agire tempestivamente. E se questo non accade, allora quella donna deve alzare la voce e pretendere di essere ascoltata e difesa». Paola, il coraggio di dire basta, l'ha trovato qualche settimana dopo la morte di Anna Filomena Barretta; per i nove giorni successivi alla tragedia, Paola ha dato ospitalità sia ad Angelo Lavarra, l'uomo accusato dell'omicidio della moglie, che alle due figlie della coppia; minori che il giudice ha poi affidato alla donna anche per i successivi due mesi e mezzo. «Le cose con il mio ex andavano male già da molto tempo - continua Paola - non solo mi umiliava continuamente e mi faceva sentire inadeguata, ma minacciava di fare del male a me e ai miei figli di 17 e 10 anni se lo avessi lasciato. Le cose sono poi precipitate a dicembre quando mi ha rinfacciato di dedicare più tempo alle figlie di Anna che a lui. A quel punto ho deciso di troncare la relazione ma lui si è rifiutato di accettarlo». Nei cinque mesi successivi Paola ha sporto ben sei denunce per stalking contro l'ex, quattro alla Compagnia dei carabinieri di Thiene e due alla polizia locale Alto vicentino di Schio. «Me lo ritrovavo continuamente sotto casa, sul posto di lavoro, nei luoghi che frequentavo abitualmente - afferma Paola - in un'occasione mi ha preso a schiaffi, in un'altra ha percosso mio figlio. Ha minacciato di sfregiarmi con l'acido e mi ha screditata in paese, dicendo che sono una poco di buono. Non si è fermato nemmeno quando a gennaio è stato emanato un provvedimento cautelare che lo obbligava a mantenere una distanza minima di 500 metri. Fortunatamente dallo scorso aprile, grazie all'intervento del comandante Giovanni Scarpellini, il mio ex è agli arresti domiciliari e questo per il momento mi da un po' di tranquillità, anche se so che non è finita». «In questi giorni ho letto la storia di Mery (Marianna Sandonà, la 43enne di Montegaldella uccisa a pugnalate dall'ex convivente) - conclude Paola - e il mio primo pensiero è stato "la prossima potrei essere io". Anche se ho paura non mi fermo: questa battaglia la sto portando avanti non solo per me stessa ma anche per Anna, per i miei figli, e per tutte le donne minacciate da mariti o ex. Ho dato la mia disponibilità al Comune per collaborare alla nascita di uno Sportello Donna anche a Marano, uno spazio dove ognuna può sentirsi libera di chiedere aiuto». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall'Igna

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