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Marano Vicentino

L'angoscia di Olga: «Mio figlio avvocato è tornato indietro per combattere, mia nuora e i bambini in viaggio»

Olga Mazur, 58 anni, assieme al figlio Oleg, alla nuora Ludmila e ai due nipotini
Olga Mazur, 58 anni, assieme al figlio Oleg, alla nuora Ludmila e ai due nipotini
Olga Mazur, 58 anni, assieme al figlio Oleg, alla nuora Ludmila e ai due nipotini
Olga Mazur, 58 anni, assieme al figlio Oleg, alla nuora Ludmila e ai due nipotini

«Mia nuora Ludmila e i due bambini stanno viaggiando verso Vicenza, ieri notte alle 3 hanno passato la frontiera con la Romania, a Porubne, mentre mio figlio Oleg, che fa l’avvocato, è tornato indietro a combattere, a difendere la patria in questa tragedia. Sono molto preoccupata, è ovvio, siamo rimasti soli contro una superpotenza arrogante come la Russia, che ha sempre agito con la forza delle armi, un impero del male, ma è il nostro destino storico. Penso che la colpa di quello che sta avvenendo sia anche di Barak Obama, quando permise a Putin di annettersi la Crimea e noi non dovemmo sparare un colpo». 

Lacrime Olga Mazur alterna il ragionamento lucido di chi conosce le svolte della storia, all’angoscia, venata dalle lacrime, per le sorti del suo Paese e per il destino che tocca al figlio. Oltre a quello di tantissimi connazionali. Mentre si affaccia all’orizzonte l’emergenza umanitaria di chi fugge dall’Ucraina in fiamme. Quella di Olga, 58 anni, che abita a Marano Vicentino, è una storia simile a quella di decine di migliaia di altre donne ucraine. Quasi vent’anni fa ha abbandonato l’ovest del Paese, dov’era vice presidente regionale del nostro omologo Inps, e venne a Vicenza per assicurare un futuro economico alla famiglia.

Il riscatto «Sono laureata in economia agricola ma con due figli piccoli e una mamma invalida da mantenere non avevo alternative, viste le paghe da fame che avevamo. Così arrivai a Vicenza come collaboratrice domestica - racconta - e la mia esistenza è migliorata, devo molto all’Italia». Tanto che la figlia più grande Anastasia l’ha raggiunta a Marano, dove si è sposata, e lavora alla casa di riposo di Dueville.

Combattere «Mio figlio Oleg invece è cresciuto in Ucraina, dove ha studiato e si stava creando una posizione, è fiero delle nostre radici ed è pronto a combattere - prosegue -, ma la verità è che nessuno ci difende. L’Europa non si muove. Le sanzioni fanno il solletico a uno come Putin. Lo so, morire per Kiev appare assurdo a migliaia di chilometri, ma un popolo non può essere privato dei propri diritti, non può essere calpestato. Il nemico russo oggi vuole violentare la nostra democrazia, vuole impedirci di vivere in libertà, è tollerabile tutto questo? Lo chiedo a ogni italiano, a ogni francese, a ogni tedesco, a ogni spagnolo, popoli di paesi che ci hanno accolto, dove oggi centinaia di migliaia di donne ucraine assistono gli anziani e svolgono un compito importante».

Le mire Olga è un fiume in piena. Le ultime notizie dall’Ucraina non fanno che accrescere i suoi legittimi timori. «Comunque noi sappiamo chi è Putin - dice - e se l’Occidente pensa che si fermerà dopo avere invaso l’Ucraina si sbaglia di grosso. Le sue mire espansionistiche si rivolgeranno agli altri paesi dell’ex Unione Sovietica. Basta sentirlo parlare, assieme al ministro Lavrov, e al cumulo di bugie che ripete. Il popolo ucraino nel 2014 ha fatto la rivoluzione ed ha cacciato l’allora presidente Janukovic, filorusso. Non c’erano soldi nelle banche e i militari erano disarmati. In questi sette anni abbiamo ricostruito una dignità nazionale, votando liberamente i nostri governanti come Zelensky, un politico democratico, e non un oligarca capace di accumulare ingenti ricchezze a danno del popolo. Putin vuole cancellare la nostra indipendenza perché è un criminale, un uomo ricchissimo che col pugno di ferro governa la Russia e combatte i suoi oppositori, uccidendoli».

Resistenza Olga si interroga sul futuro del suo Paese con realismo. «Ho il terrore di quello che sta succedendo - conclude -, ma soprattutto accadrà. Ho paura per mio figlio che va a combattere. L’ho cresciuto da sola con tanti sacrifici, adesso va in guerra, nel cuore dell’Europa, impazzisco solo a pensarci. Proviamo a resistere, costerà tanto sangue, ma non dimenticate che sei mesi fa Putin disse che l’Ucraina non ha una storia, non è un Paese. Lui ha la sindrome di Napoleone, vuole ripristinare l’impero sovietico, gli europei devono prepararsi al peggio. Intanto raccogliamo soldi e medicinali da mandare in patria. Oggi alle 16.30 saremo in piazza Matteotti, a Vicenza».

Ivano Tolettini

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