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Il personaggio

L’alpino compie 100 anni e dice no alla guerra

Domani Gino Gheller, reduce dai Balcani e dalla lotta per la liberazione festeggerà 100 anni (Foto Stella)
Domani Gino Gheller, reduce dai Balcani e dalla lotta per la liberazione festeggerà 100 anni (Foto Stella)
Domani Gino Gheller, reduce dai Balcani e dalla lotta per la liberazione festeggerà 100 anni (Foto Stella)
Domani Gino Gheller, reduce dai Balcani e dalla lotta per la liberazione festeggerà 100 anni (Foto Stella)

Un secolo di vita: è l'importante traguardo che si appresta a tagliare Gino Gheller, duevillese che ha da poco concluso il suo mandato come presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Il prossimo centenario ha ricoperto la carica dal 29 ottobre del 2020 fino al 2 dicembre 2021, ed è attualmente presidente nazionale emerito. 
Gheller, che è anche presidente onorario della federazione di Vicenza dell’Ancr, cavaliere della Repubblica e socio benemerito del gruppo alpini di Dueville, domani, giovedì 31, spegnerà cento candeline. Per l'occasione, verrà celebrata una messa nella sua abitazione di via Pasubio alla presenza di un gruppo ristretto di autorità locali e rappresentanti di associazioni combattentistiche. 
Nato nel 1922 a Foza, nel 1941, all'età di 19 anni, venne chiamato alle armi per affrontare la guerra con il 3° artiglieria alpina, inquadrato nella divisione Julia. 
«Il 9 settembre del 1943, dopo l'armistizio, mi trovavo in Montenegro: male armati e provati da due anni di conflitto, io e altri cinque decidemmo di tornare in Italia a piedi», ricorda Gheller. 
«Dopo quattro mesi, affrontando l'inverno dei Balcani, le intemperie, la neve, la fame e le forze nemiche, riuscimmo a giungere a Fiume: partimmo in sei e arrivammo in tre. Due compagni furono uccisi dai tedeschi e uno dai partigiani di Tito», racconta con dolore.
Arrivato in patria, Gheller entrò a far parte della brigata Loris: per il suo impegno nella Resistenza - «non mi piace il termine “partigiano”, preferisco “volontario della libertà”», ha sempre voluto precisare – ricevette la Croce al Merito di Guerra come partigiano combattente e il Certificato di Patriota firmato dal maresciallo britannico Harold Alexander. 
«Le guerre non risolvono niente, sono deleterie. Lo è stato il secondo conflitto mondiale che ho vissuto in prima persona e lo ripeto, mio malgrado, anche oggi, assistendo a ciò che sta accadendo in Ucraina», dichiara il duevillese.
«Odio anche la semplice parola “guerra”: non si dovrebbero spendere miliardi di euro per finanziare gli armamenti, l'uccisione di tantissime persone o la conquista di un pezzo di terra. Non riesco neanche a guardare i telegiornali e assistere a quanto sta accadendo nell'Est Europa. Provo dolore perché è una sconfitta per tutti, una sconfitta dell'umanità. Significa che abbiamo investito male tempo e risorse». 
Dal termine del conflitto nel 1945, il duevillese ha girato il mondo come tecnico motorista, anche per l'americana General Motors, e ha sempre partecipato alla vita delle associazioni combattentistiche locali. 
Nel 1999, infatti, diventa presidente della sezione Ancr di Dueville, dal 2006 è membro del direttivo provinciale, venendo nominato prima vicepresidente della federazione di Vicenza dei Combattenti e Reduci e nel 2015 presidente. Nel 2016 ha assunto la carica di vicepresidente nazionale e, due anni fa, quella di presidente nazionale. 
«L'associazione è importante oggi più che mai perché quasi tutti i combattenti non sono più in vita e il nostro gruppo, quindi, ha a maggior ragione il compito di tenere vive le memorie e di ricordare la gravità dei conflitti. Al nuovo presidente nazionale Ancr, il salernitano Antonio Landi, consiglio di creare unità per continuare a perseguire questo importante scopo e obiettivo». 
«Infine – conclude Gheller - vorrei inchinarmi ai giovani e soprattutto pregarli di non dimenticare chi ha perso la vita a vent'anni per la patria. Non si deve scordare nulla di tutto quello che è accaduto nel passato, altrimenti ci ritroveremo ancora una volta a vivere il tremendo dramma della guerra, come accade oggi in Ucraina».

 

Marco Billo

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