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In canoa nella terra dei cercatori d’oro

Un momento di pausa al Rio delle Amazzoni per l’uomo del kayak che oggi ha 66 anniUno scatto del 2013 la prima volta che Faresin fece questo percorso
Un momento di pausa al Rio delle Amazzoni per l’uomo del kayak che oggi ha 66 anniUno scatto del 2013 la prima volta che Faresin fece questo percorso
Un momento di pausa al Rio delle Amazzoni per l’uomo del kayak che oggi ha 66 anniUno scatto del 2013 la prima volta che Faresin fece questo percorso
Un momento di pausa al Rio delle Amazzoni per l’uomo del kayak che oggi ha 66 anniUno scatto del 2013 la prima volta che Faresin fece questo percorso

Mille chilometri senza supporti esterni per attraversare, a colpi di pagaia, la terra dei cercatori d’oro e donare, ogni mille metri percorsi, un euro al Cuamm. Beppe Faresin, l’uomo del kayak, 66 anni di Sandrigo, l’aveva promesso sei anni fa e ieri è partito per tornare nel Klondike, nel Canada nord-occidentale. A bordo dell’amata canoa compirà la sua undicesima spedizione solcando le acque dei fiumi Yukon e Teslin per giungere ai confini con l’Alaska. Mille chilometri da percorrere in 15 giorni lungo un corso d’acqua già disceso nel 2013 con un amico, mentre questa volta sarà in solitaria. RISCHI E PERICOLI. Dopo settimane di preparazione, condizionate da un incidente alla mano sinistra, Faresin si è imbarcato per la nuova avventura. «Avrò con me 130 chili di materiale, canoa compresa, da trasferire dall’altra parte del mondo», ha raccontato prima della partenza. «Per la prima volta sarò solo in un viaggio così lungo: questa è la difficoltà più grande. Perciò non dovranno mancare cibo, vestiti, dispositivi per la navigazione, per la depurazione dell’acqua, per mantenermi in contatto con la famiglia e le autorità. La sicurezza è prioritaria, il minimo errore può costare caro e non ci sarà nessuno a darmi una mano. È vietato ribaltarsi perché, oltre alla bassa temperatura del fiume, c’è una considerevole corrente». Tra le preoccupazioni c’è il pericolo orsi. «È la terra del grizzly, dell’orso bruno e del temibile orso nero. La scelta del campo per la sosta serale dev’essere accurata, lontano da orme fresche o passaggi stretti obbligati. Il cibo va stivato e riposto rigorosamente in barili stagni, lontano dalla tenda. Porterò una tromba da stadio e uno spray anti-orso, oltre ad acquistare in Canada una pistola lancia razzi». IL PERCORSO. Il viaggio è iniziato ieri con il volo da Venezia fino a Whitehorse, capoluogo dello Yukon. Seguirà il trasferimento, in furgone, fino a Johnson Crossing, luogo sperduto in cui è presente l’unico accesso al fiume Teslin. Beppe troverà il primo insediamento abitativo a sette giorni dalla partenza, a Carmacks. «Mi dirigerò poi verso Dawson City, la città simbolo della grande corsa all’oro nello Yukon e nel vicino Klondike. Nel 1897 migliaia di uomini misero in campo ogni mezzo per arrivare primi in una rischiosa impresa che ha fatto ricchi alcuni e sfinito, talvolta ucciso, molti». AVVENTURA E BENEFICENZA. Determinazione, spirito d’avventura, amore per i fiumi, il kayak e la natura, ma anche solidarietà: tutto ciò muoverà la pagaia di Beppe nelle prossime due settimane. Per ogni chilometro percorso devolverà un euro al Cuamm Medici con l’Africa e Satyagraha onlus che aiuta i bimbi vittime di abusi in India. Non è la prima volta che Faresin decide di vogare per scopi benefici, anche a tutela del suo amato territorio. In passato le sue “pagaiate solidali” hanno contribuito alla raccolta fondi per il ponte di Bassano diventato monumento nazionale. «Ha una grande dote: il senso del mecenatismo», ha detto di lui il sindaco di Sandrigo, Giuliano Stivan. «Viaggia con la canoa lungo i fiumi di tutto il mondo e raccoglie fondi per cause nobili. È un grande, siamo fieri di lui e lo ringraziamo per ciò che sta facendo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Billo

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