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Fallimento Le.Gi. Licenziati in nove Scrivono al giudice

La scritta appesa ieri sera davanti ai cancelli dell’aziendaL’esterno della Legi International a Zanè. ARCHIVIO
La scritta appesa ieri sera davanti ai cancelli dell’aziendaL’esterno della Legi International a Zanè. ARCHIVIO
La scritta appesa ieri sera davanti ai cancelli dell’aziendaL’esterno della Legi International a Zanè. ARCHIVIO
La scritta appesa ieri sera davanti ai cancelli dell’aziendaL’esterno della Legi International a Zanè. ARCHIVIO

Una lettera di licenziamento sotto l’albero di Natale. È quella che si sono visti recapitare fra ieri e lunedì i nove dipendenti della “Legi International” allo scadere del contratto d’affitto, firmato il 30 dicembre 2015 tra “Legi International srl”, allora in concordato, poi fallita il 26 ottobre 2017, e “Zoccai srl”, che terminerà il 30 dicembre di quest’anno. Un atto che dovrebbe decretare la fine di una realtà storica, dopo l’asta andata deserta il 7 novembre, ma al quale i dipendenti si oppongono con tutte le loro forze. Prima con una lettera al giudice e al curatore fallimentare, e poi con cartelli, appesi ieri sera ai cancelli dell’azienda di Zanè. «Sono entrato in questa azienda 34 anni fa e mi sento mancare il cuore al pensiero che tutto possa finire così» racconta Vincenzo Tignola, il capo fabbrica. Ma questo dice la lettera che annuncia la cessazione di tutte le attività al 30 dicembre e, di conseguenza, l’interruzione del rapporto di lavoro. «Quello che non possiamo accettare - aggiunge Tignola - è che non è ammissibile che in questi tre anni, in cui abbiamo fatto l’impossibile per mantenere l’attività, nessuno ci abbia mai ascoltato e che l’unica comunicazione che ci viene inviata, a pochi giorni dal Natale, sia questa lettera che decreta la fine dell’azienda e ci invita a rivolgerci entro 60 giorni al Centro per l’Impiego, per essere iscritti nelle liste di disoccupazione in quanto la risoluzione del contratto è dovuta a giustificato motivo». È proprio questo il tenore della lettera inviata dai lavoratori a Luca Emanuele Ricci, il giudice delegato del fallimento e al curatore fallimentare Elena Mistrorigo. Si tratta di madri e padri di famiglia di circa 50 anni, come Vincenzo, troppo giovani per pensare alla pensione, e preoccupati per il loro futuro, visto il momento ancora critico per l’economia e per il settore orafo in particolare. «Sappiamo anche che una nuova offerta di acquisto dell’azienda è stata avanzata in queste ore - è l’appello dei dipendenti -. Chiediamo al giudice di valutarla attentamente, anche in una prospettiva di tutela delle posizioni lavorative di noi dipendenti e delle nostre famiglie, oltre che dei crediti da noi vantati e ammessi al fallimento». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marialuisa Duso

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