<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Addio a Zampese il pittore dell’infinito

Il pittore Giuseppe Zampese con alle spalle una sua opera
Il pittore Giuseppe Zampese con alle spalle una sua opera
Il pittore Giuseppe Zampese con alle spalle una sua opera
Il pittore Giuseppe Zampese con alle spalle una sua opera

Ha deposto colori e pennelli per raggiungere quell’infinito che tante volte ha saputo imprimere su tela, con l’intensità del suo sentire e le turbolenze del suo animo. Ha combattuto per otto anni, come un guerriero, contro quel male che si è manifestato in maniera subdola, dopo la gioia di una mostra al castello di Marostica. Neanche il tempo di gioire per il successo che si è trovato all’ospedale, con una diagnosi difficile da digerire. Sono stati otto anni di speranze e timori, sempre aggrappato a quell’arte che gli ha permesso di varcare mondo sconosciuti e che ora lascia come preziosa eredità. L’ultima mostra un anno fa al Maglio di Breganze. Una vita da postino, quando chi portava le lettere conosceva nomi e storia di ogni famiglia, Zampese ha sempre coltivato dentro di sè il sacro fuoco dell’arte affiancando all’amore per l’opera lirica quello per la pittura. Nel 1974 la svolta: le prime tele e colori acquistati dalla sua Vittoria e la frequentazione della scuola di Rosà del maestro Angelo Sartor che di lui disse: «Quest’uomo farà strada, perché ha il dono dell’umiltà». Mai affermazione fu più vera, perché ogni riconoscimento, e sono stati tanti, era motivo di imbarazzo per “il Bepo”, sempre troppo esigente con se stesso, al punto da dire: «Io non sono un pittore, e adesso cosa si aspettano da me?». Invece di metterlo, come avrebbe fatto chiunque, al primo posto del suo curriculum, ha fatto segreto di un premio vinto nel 2000 a Pantelleria, insieme a Franco Battiato, nell’ambito del Premio Ambiente per la sezione “Arte e Ambiente”. «È un mondo che non ci appartiene» si è limitato a dire. E ha continuato a dipingere negli spazi angusti del suo garage, che profumavano di colore e talento, con l’opera come colonna sonora. Oggi alle 10 gli verrà dato l’ultimo saluto, nella chiesa parrocchiale di Lugo, dove ha lasciato la sua impronta qualche anno fa, facendo rivivere la schiera di angeli musicisti che ha dipinto attorno all’altare. Accompagnato fino all’ultimo passo dai figli, Pierluigi, Andrea e Filippo e dalla moglie Vittoria, potrà varcare la soglia dell’infinito e raggiungere Gianfranco, trent’anni dopo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marialuisa Duso

Suggerimenti