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Addio a Dalle Rive, sognava il grande calcio

Dalle Rive aveva trascorsi calcistici ed è sempre stato appassionato di calcio. Qui lo vediamo al MentiLa promozione in D del Marano
Dalle Rive aveva trascorsi calcistici ed è sempre stato appassionato di calcio. Qui lo vediamo al MentiLa promozione in D del Marano
Dalle Rive aveva trascorsi calcistici ed è sempre stato appassionato di calcio. Qui lo vediamo al MentiLa promozione in D del Marano
Dalle Rive aveva trascorsi calcistici ed è sempre stato appassionato di calcio. Qui lo vediamo al MentiLa promozione in D del Marano

Non ce l'ha fatta Rino Dalle Rive. L'imprenditore maranese e presidente storico del calcio dilettantistico vicentino si è spento ieri mattina attorno alle 10 nella sua casa di Castelcucco, a due passi da Asolo. Aveva 73 anni. Vinto dalla lunga malattia, che ha affrontato coraggiosamente fino alla fine, se ne è andato circondato dall'affetto dei familiari, in quell’abitazione diventata quasi un simbolo dell’epilogo della sua storia imprenditoriale e sportiva. Unica, tanto ricca è stata di suggestioni e rovesci. Una parabola iniziata con la maglia numero 10 della Beretti del Vicenza, quando ancora si chiamava Lanerossi e i suoi sogni di gloria pallonara cozzarono con un incidente e soprattutto con la risposta del suo allenatore: «Se puoi fare il salto in serie A? No, sei arrivato qui, è il massimo». Proveniente, come amava ripetere, da una famiglia umile, si buttò negli studi prima e nel lavoro poi, tanto da diventare dottore in scienze ambientali («Quando hai una azienda di smaltimento dei rifiuti devi essere preparato») e trasformarsi in imprenditore nel suo paese, Marano Vicentino. Diventato proprietario della Safond Martini, azienda specializzata nella produzione di materie prime certificate, nella gestione integrata dei rifiuti e nelle riqualificazioni ambientali, non aveva dimenticato il suo primo, grande amore: il pallone. Dal 1971 e fino al 1985 è presidente del Marano, che lascia per passare a Thiene, serie D, per poi ritrovarlo e rilevarlo in Eccellenza. Non è un capriccio né uno sfizio, ma un investimento dettato dalla passione e dall’imprenditorialità. La società bianconera, partita con 40 ragazzi, diventerà un club strutturato, con 600 tesserati, 25 società satellite e una partnership con l’Inter, unica scuola calcio della Beneamata al di fuori della Lombardia. Non si accontenta dell’aurea mediocritas, ha un progetto ambizioso, professionistico. Nel 2013 conquista la serie D mettendo in fila una serie di record: 75 punti in 30 partite, 81 reti, 24 vittorie complessive. E il campionato successivo supera gli 80 punti, 83 per la precisione. Ormai è il “Pres” e la sua notorietà calcistica, come la sua proverbiale capacità di spesa, oltrepassa anche i confini regionali. Sono tanti i club in difficoltà che gli fanno la corte, dal Padova alla Cremonese al Monza, al Mantova alla Pro Patria e pure la Triestina. Nel 2014 fonda l'Altovicentino mettendo assieme Marano, Trissino e Valdagno e compra anche un albergo che trasforma in sede e residenza per i giocatori che arrivano da lontano. Non solo dall’Italia ma anche dalla Francia. È al centro dell'attenzione, purtroppo anche di una banda di malviventi che nel 2015 prova a rapirlo proprio nella sua villa. Una notte da incubo. Come da incubo, seppure solo sotto il profilo sportivo, saranno i finali delle stagioni calcistiche. In quattro anni di serie D non gli riesce mai il grande salto, un po’ per il “Fattore P” ovvero Pordenone, Padova e Parma, squadre che la Lega Dilettanti gli fa sempre trovare nel girone e che lo costringeranno sempre al secondo posto e a play off disgraziati, anzi nell’ultima stagione, quando iniziano i suoi guai fisici e legali (con l’acciaieria Anselmi acquistata nel Padovano ed un affare di nichel che gli si ritorcerà contro) la categoria viene mantenuta grazie al campionato tutto cuore dei suoi ragazzi, che giocano e si salvano a gratis. «Nel calcio non duri se non lo conosci» aveva detto in una intervista, ma la sua parabola si è conclusa negli studi legali. All’uomo che aveva venduto Gnoukouri all’Inter per 500 mila euro e fatto tremare il Lecce in Coppa Italia, che aveva provato a formare una cordata per rilevare il Vicenza, ma si era sentito rispondere picche anche ad un progetto di fusione con l'ArzignanoChiampo, prima ancora il ragazzo che andava a scuola con le scarpe da calcio ai piedi e a vedere il Vicenza sulle spalle del fratello, non resta che mollare tutto e chiudersi a Castelcucco. Dove perde ben 60 chili, a causa di un virus che poi si rivelerà anticipatore del male. Sogni e speranze, anche di tornare come semplice dirigente, si consumano una seduta alla volta, resta quella splendida epopea, con l’“Alto” ancora nel cuore e nei ricordi di tanti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberto Luciani

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