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Schio

Sopravvissuto alla valanga sulle Dolomiti: «Trascinato per trecento metri, sono vivo per miracolo»

La drammatica testimonianza di Arturo Tomiello, uno dei sei scledensi vittime dell’incidente in val di Fassa.
Le operazioni per liberare Alessandro De Marchi
Le operazioni per liberare Alessandro De Marchi
Le operazioni per liberare Alessandro De Marchi
Le operazioni per liberare Alessandro De Marchi

«Sono stato travolto dalla valanga ma sono stato assai fortunato». Inizia così il suo drammatico racconto Arturo Tomiello, 24 anni, originario di Schio, oggi residente a Trento. Arturo è uno dei ragazzi del gruppo scledense rimasti coinvolti dalla valanga staccatasi sabato in val di Fassa, nella zona del rifugio Passo San Nicolò, in cima alla val San Nicolò, lungo il versante, verso Baita alle Cascate, nel territorio comunale di Pozza di Fassa. Trascinato per 300 metri e rimasto semi sepolto dalla neve, il giovane è riuscito a liberarsi e a lanciare l’allarme al 118, iniziando al tempo stesso, in prima persona, a cercare Alessandro De Marchi, 44 anni, di Cremona, che faceva loro da guida, rimasto totalmente sepolto dalla coltre nevosa.
«La fortuna ha giocato un ruolo importante, ma anche i corsi che avevo frequentato, in cui s’insegna come comportarsi in caso di valanga, sono stati utili», dice Tomiello.

Il video poco prima della slavina

L’uscita era iniziata all’insegna della spensieratezza; a testimoniarlo video realizzato dallo stesso De Marchi, in cui si vedono gli scledensi fermi in mezzo alla neve, con gli sci ai piedi, durante una sosta. La diretta Instagram mostra uno scambio di battute allegro tra i partecipanti, lo stesso Arturo, Samuele, Aurora. Il clima è festoso, nulla lascia presagire cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

Il rumore dall'alto e poi la valanga

«Stavamo salendo, quando ad un certo punto ci siamo allontanati tra di noi, anche per una questione di sicurezza, e abbiamo acceso gli Arva (apparecchio che rilascia onde in grado di rivelare la posizione di una persona sepolta sotto la neve, ndr) - racconta Arturo -. Eravamo in 3, davanti, uno più lontano, Alessandro e io. D’improvviso, ho sentito un rumore dall’alto, ho alzato gli occhi e ho visto la neve che ci arrivava contro. Quando sono stato investito dalla valanga, ho fatto il possibile per stare nella maniera più dritta e stabile possibile. So come comportarmi, il fatto di aver fatto dei corsi e di essere riuscito a mantenere la calma in quel momento mi ha aiutato a stare a galla. Ho tenuto in basso gli sci e aperto le gambe per avere stabilità, ho tolto le racchette che altrimenti mi avrebbero spezzato i polsi e ho tenuto le mani davanti al viso per avere una bolla d’aria nel caso fossi rimasto sepolto. In certi momenti andavo sotto con la testa, vedevo tutto blu, poi riemergevo, è durato una ventina di secondi. Siamo stati trascinati per 300 metri, era come un fiume». Un altro dei ragazzi è finito contro un albero, riportando alcune contusioni, mentre il resto del gruppo si trovava fuori dal fronte della valanga, proprio in virtù della distanza di sicurezza che era stata osservata dai ragazzi.

I soccorsi

«Alla fine mi sono trovato con la faccia parzialmente dentro la neve, un braccio e uno sci fuori - continua Arturo -. A causa della pressione sul corpo non riuscivo a muovermi, ma sono riuscito ugualmente a scavare: ho tolto il primo sci, poi ho scavato ancora e sono riuscito a liberarmi e a cominciare la ricerca di Alessandro. Ho capito che lui non aveva con sé il dispositivo, così ho chiamato il 118; noi in ogni caso avevamo con noi sonde e pale e abbiamo iniziato subito la ricerca; c’era però talmente tanta neve da non riuscire ad arrivare in fondo. Poi sono arrivati gli operatori del soccorso alpino, con sonde più lunghe delle nostre». I soccorritori, portati in quota dai vigili del fuoco, supportati da unità cinofile del soccorso alpino e della polizia, sono riusciti ad individuare De Marchi e ad estrarlo dalla neve. Alle operazioni hanno partecipato anche i carabinieri. 

Tomiello, dopo essere stato caricato su un’ambulanza del Suem, è stato trasportato all’ospedale di Cavalese, dal quale è stato dimesso ieri verso l’una, con una prognosi di una settimana.

(ha collaborato Francesca Cavedagna)

Matteo Carollo

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