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Sulla linea Schio-Vicenza

Tutti assembrati nell'unico vagone. "Sardine" in epoca Covid

La carrozza com’era stipata ieri mattina già a Thiene
La carrozza com’era stipata ieri mattina già a Thiene
La carrozza com’era stipata ieri mattina già a Thiene
La carrozza com’era stipata ieri mattina già a Thiene

Una sola carrozza, stipata di viaggiatori seduti e in piedi, nonostante la pandemia e le restrizioni. È quanto è stato segnalato ieri sulla linea ferroviaria Schio-Vicenza, per quanto riguarda la corsa che dopo la partenza dalla città valleogrina ferma alla stazione di Thiene alle 7.21. Una situazione che secondo la segnalazione non sarebbe nuova, ma si ripeterebbe almeno una volta alla settimana.

La segnalazione «Di solito ci sono due carrozze, ma ogni tanto capita che ne mettano una sola: una scelta assurda, a quell’orario». A parlare è una pendolare thienese di 25 anni, che segnala i disagi sulla tratta soprattutto nei giorni in cui il numero dei vagoni viene dimezzato. «Stamattina (ieri) la stazione a Thiene era strapiena di gente - racconta la pendolare, che ogni mattina prende il treno alla stessa ora per recarsi al lavoro a Vicenza -. Quando il convoglio è arrivato da Schio, i posti a sedere erano già tutti occupati. Quindi è salita la gente della fermata di Thiene: eravamo stipati come sardine. Alle stazioni successive non è salito più nessuno. Una volta alla settimana la situazione è questa. Posso capire che ci possa essere gente che resta in piedi, ma essere così ammassati, soprattutto in questo momento, in cui si parla di green pass e dei colori delle zone…». 
Lavoratori, studenti delle scuole superiori e dell’università, persone che debbono raggiungere il capoluogo per i più svariati motivi e magari non dispongono di un mezzo di trasporto autonomo: sul treno, a quell’ora, si trovano viaggiatori di ogni tipo, età ed estrazione sociale. «Non mi spiego perché ogni tanto debbano togliere una carrozza - continua la giovane -. Due vagoni comunque si riempiono, però la situazione è più vivibile. Tre settimane fa ho preso lo stesso convoglio a Dueville e avevano messo a disposizione un autobus sostitutivo perché il treno era strapieno. Chi ha preso l’autobus, però, poteva andare solo a Vicenza; il mezzo, poi, è partito mezz’ora dopo, quasi alle 8, invece che alle 7.30, ed era guidato da un autista di Padova che non conosceva le strade, lo abbiamo aiutato noi. Non posso partire alle 6.40 da casa per arrivare al lavoro quasi alle 9, come successo quella mattina». 

La replica Di fronte alla segnalazione, Trenitalia ha dato la propria versione dei fatti. «Nel mese di novembre il treno 16060 è stato decurtato due volte, il giorno 12 e il 17 oltre ad oggi (ieri,) - spiegano dall’ufficio stampa di Trenitalia Veneto -. Nell’ultima occasione il fenomeno però è stato accentuato da un guasto ai sistemi di distanziamento Rfi che ha generato il riversamento sul treno 16060 dei clienti del precedente treno 16054. In caso di decurtazione prevediamo sempre un servizio di bus da Dueville. Secondo la norma in vigore, può essere occupato l’80 per cento dei posti e questo significa occupazione di tutti i posti a sedere e 50 posti in piedi. La sensazione di affollamento c’è, ma le norme sono sempre rispettate».
Restano i disagi, le proteste e immagini di giovani stipati in tempo di pandemia.  

Matteo Carollo

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