<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Malo

«Sono l’alpino
più vecchio
e non mollo»

Giovanni Pettinà “chiama” i 103 anni. FOTO DONOVAN CISCATO
Giovanni Pettinà “chiama” i 103 anni. FOTO DONOVAN CISCATO
Giovanni Pettinà “chiama” i 103 anni. FOTO DONOVAN CISCATO
Giovanni Pettinà “chiama” i 103 anni. FOTO DONOVAN CISCATO

L’alpino più vecchio ed unico testimone vivente dello scoppio della polveriera di villa Pisa a Grande guerra terminata, vive felice in campagna. I ricordi della prigionia e il carattere schivo non l’hanno mai portato a condividere la sua storia. Non ha mai partecipato neanche ad un raduno e la sua iscrizione al gruppo delle “penne nere” maladensi, fra i più numerosi d’Italia, è recente, ma tra gli alpini più anziani d’Italia c’è sicuramente lui, Giovanni Pettinà, reduce di Grecia ed Albania vicino ai 103 anni.

Venuto al mondo il 5 agosto 1913, all’anagrafe risulta più anziano anche di Cristiano Dal Pozzo, l’alpino famoso per essere stato considerato il più longevo d’Italia a partecipare alle adunate (47 di fila) e scomparso proprio di recente. Lui, infatti, era nato il 1 dicembre dello stesso anno.

Nato a Zanè, figlio di Pietro che era a sua volta un alpino, Pettinà fu artigliere alpino del 3° Gruppo Conegliano e appartenente al quindicesimo reggimento artiglierie da montagna della divisione Julia.

Dopo essere stato scartato al servizio di leva, venne chiamato alle armi per «esigenze di carattere eccezionale». Partecipò alla Campagna di Grecia e restò in guerra per cinque anni, passandone quasi due in campo di prigionia. Ad Atene ci arrivò via Balcani ma fu sulla strada del ritorno, a soli 17 km da casa, che venne catturato dai tedeschi e fatto prigioniero. Passò 23 mesi in un campo di internamento lavorando in una zuccherificio.

Di questa storia non parla. «La guerra? Ho sofferto la fame: mangiavo solo barbabietola».

Altri sono i ricordi, ben più felici, che gli tornano alla mente non senza commozione. Quell’episodio, per esempio, di una rocambolesca quanto curiosa evasione per abbracciare i suoi cari: «Mi trovavo alla caserma di Busto Arsizio – ricorda – e non ci avevano dato il permesso di tornare a casa per salutare i nostri cari prima di partire per l’Africa. Ma nessuna minaccia ci impedì di evadere durante la notte e tornammo. Quando ritornammo in caserma il capitano fece la voce grossa, ma capì».

Fu dopo il ritorno a casa che iniziò a vivere una vita normale, pian piano lasciandosi alle spalle i 23 mesi di prigionia. Si sposò con Brigida Gregori e mise su famiglia diventando padre di Fernanda e Pietro, che oggi hanno rispettivamente 69 e 66 anni. Lavorò come agricoltore nel paese in cui era cresciuto, a Malo, dove ancora oggi resta l’unico testimone oculare vivente dello scoppio della polveriera di villa Pisa, avvenuto il 25 marzo 1919 e che rase al suolo . «Avevo 6 anni, ma ricordo con chiarezza quella notte: mia madre mi svegliò e mi buttò giù dal letto. Non capii molto di quello che stava succedendo, sentii solo degli scoppi e vidi bruciare intorno a me. Poi scappammo».

La villa signorile e di stampo palladiano fu rasa al suolo ma le perdite umane furono limitate in paese ad una sola donna.

Vedovo da 14 anni, nonostante l’età nessuno deve badare a lui: «Certo che cucino da solo. Il mio piatto forte? Il pollastrello». Oltre a dilettarsi in cucina, passa il tempo a coltivare il suo orto nell’abitazione di via Braglio.

Nonostante le esperienze, Pettinà è iscritto all’Ana da meno di due anni ed è entrato a far parte del gruppo di Malo, il più numeroso d’Italia con attualmente ben 715 iscritti, solamente l’anno scorso. «I tristi ricordi della guerra, la dura prigionia, la sua modestia non avevano mai portato a conoscenza il suo passato – spiega l’alpino Gianni De Marchi –. Fino a due anni fa quando l’ho convinto ad iscriversi all’associazione e ad avvicinarsi a qualche nostro evento».

«Per noi è un orgoglio avere tra i nostri iscritti Giovanni Pettinà – commenta il capogruppo di Malo Gianni Stevan –: guardiamo a lui e alla sua storia per imparare a non dimenticare».

Claudia Ruggiero

Suggerimenti