Corsi d’acqua che un po’ alla volta si stanno trasformando in prati e boschi. Erba e arbusti che crescono rigogliosi tra le pietre sulle quali scorrevano limpide le acque in discesa dalle montagne. Complice la siccità, il colpo d’occhio in alcuni punti dell’Alto Vicentino è davvero impressionante: dove un tempo scorreva l’acqua, ora corre una distesa verde. Piante e boscaglia sul letto dei torrenti, con gli esemplari che dalle rive e dagli argini sono ormai scesi ad invadere l’alveo.
Si è passati dal blu dell’acqua al bianco dei sassi e delle pietre, quando i torrenti si sono asciugati a causa della siccità, per poi finire al verde della vegetazione. Una domanda, però, sorge spontanea: vista la situazione, quali potrebbero essere gli effetti di un acquazzone improvviso, con l’acqua a riversarsi repentinamente lungo il letto del corso d’acqua? E se la pioggia dovesse durare per giorni, magari per una settimana, quali potrebbero essere le conseguenze della presenza di piante ed erba nell’alveo?
La siccità Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti. A tenere banco in questa torrida estate è soprattutto la siccità, la scarsità di precipitazioni che, oltre a creare gravi difficoltà per l’agricoltura e altri settori, ha ridotto fiumi, torrenti e corsi d’acqua in lunghe distese ghiaiose. L’acqua è sparita da tempo e ormai in diverse zone è stato necessario l’intervento dell’uomo per salvare i pesci che boccheggiavano nelle pozze surriscaldate dal sole, a corto di ossigeno. Effetti devastanti, per la flora e la fauna locali, che impongono un cambio di passo, prima che sia troppo tardi. Da qualche giorno, però, è possibile notare anche un altro fenomeno. Le lunghe strisce bianche osservabili dai ponti hanno iniziato, nel tempo, ad essere punteggiate dal verde della vegetazione: prima un ciuffo d’erba, poi due, quindi un arbusto, altre piante e così via. In alcuni casi, ora l’alveo non è quasi più visibile: al suo posto si trova sostanzialmente un prato che sta per trasformarsi in un bosco. È il caso ad esempio del Leogra: lo scenario osservato dal ponte di via Trento Trieste, prima della salita che conduce a Magrè, mostra in maniera evidente come l’erba abbia ormai invaso l’alveo: l’acqua, purtroppo, è solo un lontano ricordo.
Gli effetti Oltre al grande caldo e alla siccità, però, i cambiamenti climatici stanno portando anche ad altri fenomeni meteorologici, nella fattispecie bombe d’acqua e nubifragi che si abbattono sui territori con conseguenze spesso devastanti. Periodicamente, anche nell’Alto Vicentino, grandi quantità d’acqua si riversano a terra in tempi molto brevi, provocando danni e distruzione. Fenomeni che hanno un impatto economico rilevante, imponendo spese, anche per gli enti pubblici, per ristori e per il ripristino dei danni. Più volte è stato necessario decretare lo stato di emergenza, con i conseguenti aiuti erogati dalla Regione e dal governo centrale. Per quanti si occupano della pulizia e della manutenzione di canali e torrenti, però, l’avanzare della vegetazione non sembra rappresentare un motivo di preoccupazione.
«Abbiamo un budget annuale con il quale eseguiamo uno o due sfalci - spiega il direttore del genio civile di Vicenza Paolo Marchetti - il prossimo intervento è previsto a settembre. In ogni caso, se dovesse arrivare una piena, la vegetazione negli alvei non dovrebbe dare grandi problemi. Piuttosto, ci aspettiamo sempre più precipitazioni improvvise e in quei casi non c’è manutenzione che tenga. Bisogna tener conto, poi, che ci sono anche varietà ambientali da preservare». «I nostri canali sono in ordine, la manutenzione è stata eseguita, se è nata qualche pianta negli alvei non c’è problema - sottolinea il presidente del consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta Silvio Parise - nei tratti di nostra competenza facciamo ogni anno gli espurghi; i lavori vengono eseguiti quando i canali non sono utilizzati per l’irrigazione. Gli sfalci iniziano alla fine di maggio».