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Rimosso un carcinoma a don Mazzi

Don Antonio Mazzi con l’equipe medica che lo ha seguito all’ospedale Alto vicentino.  MA.CA.
Don Antonio Mazzi con l’equipe medica che lo ha seguito all’ospedale Alto vicentino. MA.CA.
Don Antonio Mazzi con l’equipe medica che lo ha seguito all’ospedale Alto vicentino.  MA.CA.
Don Antonio Mazzi con l’equipe medica che lo ha seguito all’ospedale Alto vicentino. MA.CA.

«Ho affidato la mia salute all'ospedale Alto vicentino di Santorso». Non ha dubbi, don Antonio Mazzi, tornato nel Vicentino per l'intervento di rimozione di «un carcinoma alla testa». «Qui mi trovo troppo bene – spiega il fondatore di Exodus -. Ho sempre trovato assistenza e tanta disponibilità. Gira e gira, poi, sono veneto e quindi quando torno qui...». Don Mazzi oramai è di casa all’ospedale Alto Vicentino: seguito da oltre un decennio dal cardiologo Sergio Cozzi, già nel 2017 era stato a Santorso per un'operazione condotta dall'equipe di urologia dell'allora direttore Mojtaba Rahmati. Stavolta, invece, l'intervento di rimozione del carcinoma è stato eseguito dal chirurgo plastico Mario Parise con il direttore del reparto di anestesia e rianimazione Luigi Ongaro. A raccontare la sua esperienza è stato lo stesso sacerdote, durante la nostra intervista, in un ristorante di Schio, dove ha pranzato in occasione del compleanno del cardiologo Cozzi. Don Antonio Mazzi, come mai ha scelto ancora l'ospedale di Santorso per questo nuovo intervento? L'ospedale non è solo un luogo in cui serve professionalità, ci deve essere anche umanità. Nei grandi ospedali c'è tanta professionalità, ma magari non quell'umanità che per alcune malattie è ancora più preziosa. E a Santorso trovo proprio questa componente umana. Quest'anno lei compirà 90 anni, come si prepara ad affrontare questo traguardo? Sicuramente spero di non passarli in ospedale. Per me, poi, non si tratta di un traguardo. Per passare bene i 90 anni dovrò aver trovato i 10 milioni di euro che mi servono per la nuova sede della nostra associazione Educatori senza frontiere. Siamo in 200, siamo presenti in 7 Paesi del mondo e ci serve una sede, a Milano, per contenere tutte le attività, come ad esempio la formazione degli operatori. Attualmente siamo al parco Lambro, ma con le bombe d'acqua che si verificano periodicamente continua a presentarsi il problema delle esondazioni del fiume. Avrei già individuato una struttura... Lei ha sempre viaggiato molto, quali saranno le prossime mete? Conto di andare in Terra Santa, poi vorrei recarmi in Honduras e in Angola, dove stiamo integrando le strutture presenti. Siamo stati a Betlemme, in Palestina, dove i francescani gestiscono un liceo frequentato sia da alunni cristiani che da giovani musulmani. Ci hanno chiesto di fare formazione ai docenti. Il nostro obiettivo è dare speranza a questi ragazzi. Abbiamo la fortuna, poi, di avere stretto un forte legame con l'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. Quali sono i suoi prossimi progetti? In occasione dei 90 anni uscirà il mio nuovo libro, intitolato “Amo i ragazzi cattivi”. È una raccolta di storie e di lettere dei ragazzi che abbiamo ospitato nella nostra comunità. Ho cercato in qualche maniera che fossero loro a parlare. Nel volume ci sono poi le riflessioni di alcuni educatori e le mie conclusioni. Sto cercando inoltre di dare vita ad una nuova associazione, un'organizzazione più ampia che vada a coprire tutte le nostre attività. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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