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Sul Carega

«Abbiamo riaperto il Fraccaroli. E ora vogliamo proteggerne lo spirito»

Miriam Roso e Andrea Laghetto, gestori del rifugio Mario Fraccaroli, di proprietà del Cai Cesare Battisti
Miriam Roso e Andrea Laghetto, gestori del rifugio Mario Fraccaroli, di proprietà del Cai Cesare Battisti
Riapre il rifugio Fraccaroli sul Carega: l'intervista ai nuovi gestori, Miriam e Andrea

Miriam e Andrea si fermano per l’ultima foto, appena fuori dalla cucina, mentre su per gli ultimi gradini arrivano con il fiatone gli escursionisti: «Ma siete voi i nuovi gestori? Ma quanti anni avete?», «Grandi, vi invidio, in bocca al lupo!».
Miriam Roso, 19 anni, e Andrea Laghetto, 25, sorridono e ringraziano. Poi si rituffano nel rifugio, indaffaratissimi con gli ultimi preparativi. I due giovani vicentini (lei di Valli del Pasubio, lui di Schiosono i nuovi gestori del rifugio Fraccaroli, l’avamposto del Cai Cesare Battisti ai piedi del Carega, nel territorio comunale di Ala. Domenica c’è stato il primo giorno ufficiale di attività, da venerdì 10 giugno la struttura a 2.230 metri d’altezza sarà aperta tutti i giorni, per pasti e pernottamenti.

Il rifugio Fraccaroli visto dalla cima del Carega
Il rifugio Fraccaroli visto dalla cima del Carega


Aiutati dalle rispettive famiglie, raccolgono l’eredità dei Baschera, per oltre cinquant’anni custodi di quelle terre alte. «L’emozione è tantissima», racconta Miriam, «speriamo di non deludere nessuno. Quello che vogliamo fare è mantenere l’identità del rifugio, che è la cosa più importante che abbiamo. Non vogliamo che diventi un autogrill come altri».
Andrea spiega: «offriremo due cose: accoglienza e cose semplici e buone. La cosa più difficile? Sicuramente in queste settimane è stato capire cosa serve, quanta roba portar su, che spesa fare. Oltre a un sacco di burocrazia da sbrigare». Quassù ci si arriva soltanto a piedi, i mezzi arrivano al massimo allo Scalorbi, a più di un’ora di cammino andando di buon passo. E i lavori sulla strada che da Giazza porta al Revolto hanno reso tutto più complicato in queste settimane.
«Chiediamo pazienza, le cose dobbiamo tirarle su con la teleferica. E poi quest’anno ci sono difficoltà con l’acqua perché non piove mai. Per fortuna abbiamo le nostre famiglie che ci danno una mano». Difficoltà che avevano messo in conto e che non li fanno pentire della scelta, anzi: «Era da un po’ che puntavamo a prendere un rifugio», spiegano, «esserci riusciti sul Carega, che è un po’ la montagna di casa, è davvero bello. Fra quelle attorno, il Carega è la montagna “più montagna“. E il Fraccaroli è il rifugio “più rifugio“».

Miriam Roso e Andrea Laghetto, gestori del rifugio Mario Fraccaroli, di proprietà del Cai Cesare Battisti
Miriam Roso e Andrea Laghetto, gestori del rifugio Mario Fraccaroli, di proprietà del Cai Cesare Battisti


L’inaugurazione Non è stato solo l’entusiasmo di Andrea e Miriam a convincere il Cesare Battisti ad affidare loro le chiavi del Fraccaroli. «Questi ragazzi sono legatissimi alla montagna e sono lontani dallo stereotipo del giovane sempre attaccato al cellulare», concordano Maurizio Menozzi e Rossella De Vecchi, presidente e vicepresidente della sezione, «sono seri, sobri, molto pratici e dotati di buon senso. Possiamo dire saggi, a dispetto dell’età». Il 18 giugno ci sarà la festa che inaugurerà ufficialmente la nuova gestione del rifugio. Una gita sociale porterà i soci in vetta al Carega, dove verranno allestiti un banchetto con materiale Cai e la raccolta fondi del «Natale Alpino». In segno di continuità con il progetto Whakan della scuola di scialpinismo Renzo Giuliani, sospeso per le condizioni di insicurezza del paese, si è deciso di sostenere un progetto in Afghanistan, portato avanti da Emergency. Si tratta del Centro di Maternità di Anabah, attivo dal 2003 e intitolato a Valeria Solesin, uccisa nell’attentato al Bataclan.

«Il Fraccaroli è un luogo a cui siamo molto legati, costruito dai nostri volontari nel 1953. Vogliamo rinsaldare il rapporto con il rifugio», spiegano i vertici del Cai, «ed essere presenti nella sua vita. Anche per sostenere questi ragazzi, che se lo meritano davvero». 

 

Riccardo Verzè

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