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Referendum sulla canonica

L’accesso all’edificioLa canonica di S. Croce, dove ora risiedono i sacerdoti. FOTO CISCATO
L’accesso all’edificioLa canonica di S. Croce, dove ora risiedono i sacerdoti. FOTO CISCATO
L’accesso all’edificioLa canonica di S. Croce, dove ora risiedono i sacerdoti. FOTO CISCATO
L’accesso all’edificioLa canonica di S. Croce, dove ora risiedono i sacerdoti. FOTO CISCATO

Che fine farà la canonica di Ss. Trinità? Saranno i fedeli a deciderlo con una consultazione che si terrà oggi e coinvolge, potenzialmente, 14 mila residenti distribuiti tra Ss. Trinità, S.Croce e Piane. Hanno quattro opzioni su cui votare ma potrebbero preferirne una quinta, tra le “varie ed eventuali”. Oppure preferire che l’edificio rimanga vuoto, così com’è da tre anni. L’AVVISO. “Come già avvisato nelle celebrazioni di queste settimane, al termine delle messe, le comunità saranno invitate ad esprimere un parere favorevole o meno all’accoglienza di persone nella canonica di Ss. Trinità, scegliendo una opzione tra i quattro indirizzi proposti. Questo momento lo si vivrà dopo gli avvisi e prima della benedizione finale, trovando un foglio, scheda e una penna nel banco. Le schede verranno raccolte in appositi cesti. Possono votare tutte le persone che hanno raggiunto i 16 anni”. Un referendum sul futuro dell’edificio a fianco della chiesa, che negli anni ’70 ospitò come cappellano l’attuale Segretario di Stato vaticano mons. Pietro Parolin, anche se in parrocchia preferiscono definirla una consultazione. Cosa dovranno votare i fedeli? Dapprima si troveranno un quesito: “Siete favorevoli all’utilizzo della canonica?”. Chi risponde no lì si ferma. Chi invece opta per il sì si trova a dover scegliere fra quattro opzioni. LE OPZIONI. Le proposte del parroco don Guido Bottegal riguardano l’accoglienza di una famiglia, oppure di profughi provenienti dai corridoi umanitari gestiti dalla comunità S.Egidio, o anche dalla Caritas diocesana. Migranti ce ne sono già in parrocchia ma potrebbero trovare un alloggio diverso, oppure arrivarne altri. Infine trasformarla in una casa famiglia “Papa Giovanni XXIII”. Molti pensano che ci sarà una quinta scelta, e che sarà la più gettonata: far tornare un sacerdote in pianta stabile a Ss. Trinità. Magari l’ex parroco don Carlo Coriele, ora a sostegno dell’unità pastorale di Costabissara. Si tratta di capire se può essere una strada praticabile. Ma perché si è arrivati al voto che dovrebbe coinvolgere 2600 famiglie, tanti sono i bollettini distribuiti dell’unità pastorale che ha aggregato due quartieri popolosi nel 2016? I RETROSCENA. Quando arrivarono don Guido con il suo collaboratore vicario don Manuel, nel settembre di tre anni fa, la canonica di Ss. Trinità era ancora occupata da don Carlo. Decisero pertanto di prendere alloggio in quella di Santa Croce. E la fecero pure ammodernare per renderla più confortevole. Da lì non si sono più mossi, anche per giustificare gli investimenti fatti all’epoca. Adesso il vicario del parroco è don Domenico, che si prende cura delle funzioni religiose a Ss. Trinità ma continua a risiedere a S. Croce. Qualcuno, nel quartiere confinante, non è contento, rivendicando come più di 7 mila dei 14 mila parrocchiani abiti lì. «Dateci almeno un sacerdote fisso», è la voce che si solleva e che diventa la potenziale quinta opzione. Staremo a vedere. Sull’operazione incombe però l’ipotesi, più volte ventilata, che di tante parrocchie scledensi ne resti alla fine solo una, quella di S. Pietro. E che in quella grande canonica finiscano per essere ospitati tutti i sacerdoti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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