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Allarme nell'Alto Vicentino

Stanchi e depressi, aumentano i giovani pazienti psichiatrici. «Effetto Covid»

Generazione Covid, ragazzi stanchi e depressi che fanno fatica a confrontarsi con gli altri. Aumentano le richieste d’aiuto in psichiatria. Dopo il lockdown si è verificato un aumento esponenziale di richieste di visite a Santorso. «Un aumento di quasi il 30 per cento rispetto agli anni precedenti per le richieste di prime visite psicologiche e accessi sempre più frequenti in pronto soccorso per minorenni e per la fascia d’età tra 18 e 24», annuncia il direttore di dipartimento di salute mentale a Santorso, Tommaso Maniscalco.
«Credo, da tecnico - prosegue lo specialista - che tutto questo sia collegato alla difficoltà di comunicazione legata al lockdown. I ragazzi hanno bisogno di confrontarsi e stare assieme. Quando, come è accaduto in questi anni, il contatto è limitato, è chiaro che si crea un problema».
La risposta della struttura è stata l’attivazione di un gruppo a sostegno «per prendere in carico i giovani e anche la Regione si è mossa con unità operative nuove per individuare il disagio giovanile. L’emergenza ora e nei prossimi anni sarà alta». 
Nel frattempo a livello regionale è stata approvata la delibera per il sostegno e l’aiuto dei disabili mentali e il reparto di sostegno psichiatrico. L’arrivo della delibera regionale darà maggiori risorse e respiro alle Ulss con la possibilità di ampliare il servizio. «Una delibera importante – conferma il dottor Maniscalco – che mette molta carne al fuoco. Primo punto che ci interessa, ed è il più concreto, riguarda il potenziamento delle risorse mediche. La Regione ci ha già chiesto quante figure abbiamo in servizio e quante ce ne servirebbero. Noi necessitiamo di una decina di persone in più solo per Santorso, così possiamo dare vita a maggiori iniziative. Se arrivano possiamo migliorare sia la qualità che la quantità dei servizi. L’altra novità sarà la presenza dello psicologo in reparto, oltre che un numero maggiore di infermieri». 
Resta però il nodo della carenza di medici. «Siamo entrati nella rete formativa dell’università di Padova e avremo dai primi di luglio uno specializzando del quarto anno e ne arriverà uno anche da Ferrara. Siamo ancora sotto organico, ma iniziamo ad avere attrattività». 
Il centro di salute mentale a Schio negli anni ha sofferto, fino alla chiusura nel luglio del 2019 proprio per la carenza di figure specializzate. Riaperto a inizio marzo dello scorso anno, ha superato in parte le difficoltà; ora però necessita di tornare operativo a tempo pieno cinque giorni su cinque. Il Csm di Schio è attivo ora dalle 9 alle 13.30 il martedì, il mercoledì e venerdì, svolgendo tutte le attività tipiche della struttura. Nonostante la carenza di figure professionali, nell’ultimo anno sono triplicate le prestazioni psicoterapiche individuali e di gruppo ed è aumentata l’attività territoriale a domicilio, grazie anche agli operatori socio sanitari e agli infermieri. «Se avremo queste risorse promesse dalla Regione sarà più semplice rispondere alle esigenze di carattere medico. Già così, quest’anno rispetto all’anno precedente abbiamo triplicato gli sforzi. Non vediamo l’ora di poter riaprire il centro scledense ed è nostro interesse attivarlo cinque giorni su cinque».

 

Rubina Tognazzi

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