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Pietre d’inciampo respinte, bufera nazionale

Le pietre d’inciampo sono poste a memoria delle vittime delle deportazioni nei campi di sterminio nazisti
Le pietre d’inciampo sono poste a memoria delle vittime delle deportazioni nei campi di sterminio nazisti
Le pietre d’inciampo sono poste a memoria delle vittime delle deportazioni nei campi di sterminio nazisti
Le pietre d’inciampo sono poste a memoria delle vittime delle deportazioni nei campi di sterminio nazisti

Mauro Sartori Il no del consiglio comunale di Schio alle pietre d’inciampo, proposte dal Pd per ricordare i 14 deportati scledensi morti nei campi di sterminio, sta provocando una bufera nazionale con risvolti addirittura internazionali, visto che è stata ripresa dalle agenzie di stampa di mezzo mondo, e con accuse esplicite di negazionismo da parte delle comunità ebraiche.Nate da un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, che consiste nel posare nel selciato stradale davanti alle abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone con i dati della persona assassinata, le pietre sono visibili in molte città europee. A Schio le voleva incorporare il gruppo consiliare del Pd, dopo una ricerca storica sui deportati, tanto che nella prima lista presente nella mozione non viene menzionato l’unico ebreo scledense morto nei lager, come riportiamo a parte. «Sono iniziative che rischiano di portare di nuovo odio e divisioni», ha però sostenuto la lista di maggioranza “Noi cittadini”, come il GdV ha anticipato due giorni fa. LE REAZIONI. Il rifiuto di posare le pietre d’inciampo a Schio «costituisce un fatto ancor più grave dell’azione compiuta da singoli, perché il negazionismo diventa atto formale dietro al quale volti anonimi potranno agire liberamente» afferma la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. «È imbarazzante anche solo sapere che si debba andare a un voto per decidere se mettere o no il ricordo di un deportato o di una vittima della Shoah - sostiene il governatore del Veneto, Luca Zaia - e trovo assolutamente ingiustificata la posizione assunta a Schio. Vicenza ha deliberato positivamente di recente una pietra d’inciampo è apposta anche all’ingresso della sede di rappresentanza di Roma della nostra Regione». Nel ringraziarlo per l’attenzione dedicata al caso, il presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati osserva: «Il modo con il quale si è voluto dire no alla loro posa non solo ci amareggia, ma ci offende profondamente così come non può che suscitare disagio e apprensione». Anche Matteo Salvini, leader della Lega, pur non citando Schio cita Zaia: «D’accordo con lui sulle pietre d’inciampo». Nella pioggia di critiche anche la dem Alessandra Moretti: «La memoria unisce i popoli. Negare le 14 pietre di inciampo è un gesto grave e incomprensibile».Ma il dibattito si allarga ai non politici. C’è Natalino Balasso, l’attore che ha inaugurato la stagione teatrale comunale all’Astra: «Il Comune dice che questa roba è divisiva. Voi siete divisivi, la vostra testa è divisiva. Perché se mi dite che piangere vittime innocenti di una guerra è un’opinione, voi le opinioni non sapete cosa sono e agite di riflessi condizionati pavloviani. Ma ragionate... Che tipo di elettorato ritenete di avere, se pensate che sia gente che odia gli ebrei come in tempo di guerra, non è questo divisvo? Bell’esempio che date di una politica che unisce». Enrico Mentana, direttore del Tg La7, va giù di brutto: «Di fronte allo scempio ideale e culturale che arriva da Schio c’è solo da rabbrividire. Cercare un contrappeso alla Shoah e alla memoria di cosa furono i campi di sterminio è da babbei o da ignoranti. A meno di non essere nazisti». LA SVOLTA. A Schio, intanto, il Pd non si ferma. Leonardo Dalla Vecchia passa al contrattacco, avviando una raccolta fondi per installare le pietre d’inciampo: «Pensiamo di coinvolgere le parti sociali per una raccolta fondi per rimediare a un danno d’immagine nazionale che Schio sta subendo per una maggioranza che non rappresenta la città e gli scledensi». E Cgil, Cisl e Uil unite chiedono di rivedere la decisione: «Riteniamo le deportazioni nei lager il crimine più efferato commesso in Italia in quegli anni. Il Consiglio comunale riveda la decisione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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