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Malo

Pezzi di villa Pisa trovati dopo 103 anni dall'esplosione che la rase al suolo

La cinquecentesca villa Pisa con le varie dipendenze, com’era prima dello scoppio del 25 marzo 1919 che la rase al suolo
La cinquecentesca villa Pisa con le varie dipendenze, com’era prima dello scoppio del 25 marzo 1919 che la rase al suolo
La cinquecentesca villa Pisa con le varie dipendenze, com’era prima dello scoppio del 25 marzo 1919 che la rase al suolo
La cinquecentesca villa Pisa con le varie dipendenze, com’era prima dello scoppio del 25 marzo 1919 che la rase al suolo

Il 25 marzo 1919 un fragoroso boato scosse il paese e, presumiamo, buona parte dell’Alto Vicentino. La cinquecentesca Villa Pisa, progettata da un allievo di Andrea Palladio, Pietro da Nanto, con supervisione del maestro, venne rasa al suolo. Era stata adibita a deposito di materiale bellico dell’esercito italiano. L’esplosione fece una vittima fra i militari e una giovane mamma del paese, Caterina Panizzon Zanella, che fece da scudo al figlio Antonio. Da allora il 25 marzo viene celebrato a Malo come una ricorrenza miracolosa, perché vittime e danni della polveriera furono limitati. Ma la villa venne cancellata. Ora, a distanza di 103 anni, riemerge un pezzo di storia. Alcune grosse pietre, basamento delle colonne, finite in una proprietà privata della zona scagliate forse dalla violenza dello scoppio, o portatevi da qualcuno, nel frattempo sommerse dalla vegetazione, sono tornate alla luce.

Merito di un gruppo spontaneo della Pisa, località maladense che proprio a fine marzo festeggia con una sua sagra, stoppata dal Covid dopo quella del centenario. A indirizzare gli scopritori verso l’antica villa è stata un’iscrizione che riporta il nome della casata dei Muzani, signori del territorio nel ’400 e ’500 (la mamma di Antonio Pigafetta, Lucia Muzan, veniva da lì). Viene contattato Andrea Savio, storico locale con varie pubblicazioni, che identifica la scritta “Mutiana” e in pratica certifica, se così si può dire, la provenienza. La famiglia Bonato, sul cui terreno si trovavano le pietre, non ha nulla in contrario ad affidarle al gruppo: «Sembra siano parte del basamento delle colonne - spiega Simone, uno degli scopritori -. Per noi sono un elemento storico fondamentale, unica cosa esistente della villa che possiamo conoscere solo dalle foto dell’epoca». L’idea è quella di collocarle in una rotatoria proprio davanti a dove si trovava la villa e dove rimane in piedi la chiesetta. Il sindaco Moreno Marsetti è stato interpellato ed ha assicurato il patrocinio all’iniziativa. Una documentazione è stata inviata alla Soprintendenza ai beni culturali, spiegando il rinvenimento dei reperti.

Intanto è stata allertata Laura Vajngerl, restauratrice: «Sono stata contattata dal comitato che si prende cura della chiesetta di villa Pisa in qualità di restauratrice - spiega Vajgerl - ma il mio coinvolgimento va al di là della mera professione in quanto i miei nonni hanno abitato in quella che veniva denominata villa Pisa (anche se era semplicemente una delle due case erette al posto della villa crollata nello scoppio). Io non ci sono mai entrata, ma i miei ricordi di infanzia sono legati ai racconti dei nonni e di mia madre, anche lei nata e cresciuta lì. Per questo sono stata felice di mettermi a disposizione del comitato per fornire loro indicazioni su come muoversi per una corretta manutenzione dell’edificio e ora per il recupero delle pietre ritrovate». Un pezzo di storia che riaffiora improvviso e commuove.

Mauro Sartori

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