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Schio

È affetto da Parkinson ma completa l'ironman a 58 anni

Stefano Ruaro, di Schio, malato di Parkinson ha concluso la gara estrema che si è tenuta a Cervia. «Con il nostro esempio possiamo essere d’aiuto»

Affetto da Parkinson, ma taglia ugualmente il traguardo all’Ironman di Cervia. Stefano Ruaro, 58 anni, imprenditore, marito e padre scledense è ufficialmente il primo italiano che convive con la malattia di Parkinson ad aver concluso l’ambita competizione estrema.

Gara massacrante

Lo scledense di ferro ha percorso quasi 4 chilometri di nuoto, 180 chilometri di bicicletta e 43 chilometri di corsa. Una prova per cuori e fisici forti e allenati che ha messo alla prova Ruaro: dopo aver scoperto, nel 2019, di essere affetto dalla patologia degenerativa, si è messo in gioco nuovamente per dire no alla malattia. Sabato, a Cervia, ha dimostrato che tutto è possibile nonostante le difficoltà che la vita fa comparire lungo il percorso. Ci sono voluti 285 giorni di allenamento, dal 6 dicembre dello scorso anno, il supporto degli amici, dei compagni di squadra e della moglie, che, con concessione speciale da parte dell’organizzazione della manifestazione, ha partecipato con il marito alla fazione di corsa della competizione. 

Ruaro ha fondato il gruppo IndomiTRi

«Avendo qualche problema di equilibrio - spiega Ruaro - se qualcuno mi scatta davanti c’è il rischio che mi faccia cadere e, così, l’organizzazione ha accettato di far correre con me mia moglie nel ruolo di apripista. Un modo per far capire che nella malattia, anche la presenza di un famigliare, è molto importante». Nel 2021 Ruaro ha fondato il gruppo inclusivo indomiTRI, termine nato dalla fusione di “Indomiti” e “Triathlon”, per dare supporto a chi sta affrontando il buio della propria esistenza per ritornare alla luce grazie allo sport amatoriale. 
«Si chiude, così, un cerchio iniziato nel 2019 - continua Ruaro - proprio pochi giorni dopo l’Ironman di Cervia, che avevo corso nella versione 70.3 (mezzo Ironman) e dopo il quale era arrivata la diagnosi del morbo. Non siamo medici ma sportivi e possiamo aiutare le persone a modo nostro, facendo dello sport, nella modalità che ognuno è in grado di fare. Che siano i 100 metri di camminata o la corsa. Nel 2021 abbiamo lanciato il progetto IndomiTRI e, al momento, siamo una decina di persone a farne parte ma il progetto merita di crescere perché ci sono tante persone da supportare. Per farci conoscere volevamo fare qualcosa di eclatante e abbiamo pensato che potesse essere proprio l’Ironman. Mi sono messo in gioco. Mi sono preparato e, onestamente, non pensavo di potercela fare. Mi davo il 25 percento di possibilità di riuscita, ma la testa ha avuto il sopravvento sul fisico e sono arrivato in fondo, tagliando il traguardo». 

L'imprenditore vuole essere d'ispirazione per i malati

Al grido di battaglia “Non so se sono il primo, ma sicuramente non l’ultimo”, Stefano è voluto essere di ispirazione nella speranza che qualcun altro tenti di conquistare il proprio traguardo personale, sia anche quello di riuscire a camminare con le proprie gambe per qualche metro come accaduto per qualche membro di IndomiTRI. Volendo, si può. 
«Obiettivi per il futuro ce ne sono molti - continua Ruaro - ma non so quali saranno perché non saranno dei miei obiettivi. Io non voglio fermarmi, perché non fa parte di me, però devo tener conto di avere, fortunatamente, una famiglia».

Rubina Tognazzi

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