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Valle dell'Astico

Ora i lupi fanno davvero paura. «Diciamo addio alle ciaspolade»

I sindaci dei comuni interessati dalle ultime predazioni sono preoccupati per l'economia dell'area e chiedono interventi urgenti.
In montagna i pascoli nelle malghe non sono più sicuri (Foto FILOSOFO)
In montagna i pascoli nelle malghe non sono più sicuri (Foto FILOSOFO)
In montagna i pascoli nelle malghe non sono più sicuri (Foto FILOSOFO)
In montagna i pascoli nelle malghe non sono più sicuri (Foto FILOSOFO)

Ennesimi attacchi dei lupi. I sindaci insorgono e chiedono serie misure di contenimento, se non di abbattimento per non rischiare l’abbandono della montagna da parte degli escursionisti spaventati, soprattutto nelle ore serali, e pure delle malghe. Sarà anche un fatto naturale, come ha scritto la valdagnese Jessica Peruzzo, ma, parafrasando il titolo del suo libro, “Il ritorno del lupo sulle montagne vicentine” sta creando quotidiani problemi, e ingenti danni economici alle attività d’alpeggio.

Se è stata una mattanza, la scorsa settimana, la morte di 50 pecore in località Ceresana, sull’alto territorio di Cogollo del Cengio, vicino a Campiello, non meno cruento è quanto avvenuto lo scorso 20 settembre in una malga sul monte Toraro, di Arsiero, che nella stagione estiva ha perso, per l’attacco di un branco di lupi, cinque manze gravide e 15 capre.

Nuovi attacchi dei lupi

I lupi sono tornati ancora ad attaccare, spinti certamente dalla fame. Hanno di nuovo avvicinato il gregge di Salvatore Arras, che aveva tentato di spostarlo in territorio aperto, lontano dal bosco, e che non ha subito altre perdite grazie alla difesa dei suoi due cani, capaci di dissuadere i canidi. E hanno fatto trovare i resti di un’ulteriore carcassa di mucca a Marco Guoli, il gestore di malga Toraro, in procinto di abbandonare la monticazione. «Questi i xe i resti di una manza», ha commentato Guoli, mostrando una foto emblematica, che non ha bisogno di commenti. 

Le richieste dei sindaci della Valle dell'Astico

Al cospetto della strage di ovini avvenuta a Ceresana, il sindaco di Cogollo, Pergildo Capovilla, ha preso cappello. Chiedendosi chi salirà ancora in alpeggio con le manze e i vitelli, con i lupi che, sempre più numerosi, girano attorno, ha domandato a Regione, istituzioni e organi preposti un serio piano di abbattimento, «altro che la difesa degli animalisti», paventando anche un possibile pericolo per cacciatori, fungaioli, escursionisti.

Sulla stessa linea si schiera Emilio Leoni, sindaco di Lastebasse, cui fanno capo l’altopiano dei Fiorentini, e le malghe, tutte caricate, di Sojo d’Aspio, Val Lanze, Resteletto. «Per me – afferma sarcastico – possono abbatterli. È l’unica soluzione, visto che la Regione non fa nulla, pur avendo la delega sulla caccia. Che ci pensino loro a risolvere questa situazione complessa, visto che introitano i soldi delle licenze». Anche Roberto Carotta, sindaco di Pedemonte, è scettico sulla capacità di fare della Regione. «È come se non ci fosse – lamenta - la gente ha cominciato a starsene a casa. Con l’illuminazione notturna ridotta per le spese, il problema si aggraverà. Addio alle ciaspolade in notturna. Occorre cambiare abitudini o succederà qualche tragedia».

«Nessuno prende posizione – lamenta il primo cittadino di Arsiero, Cristina Meneghini - abbiamo avuto almeno sette lupi vicino alle case di Castana. Si è chiesta una riunione in cui la polizia provinciale si era impegnata a monitorare il territorio, spostando i lupi ammalati. Ma l’altra sera, andando a Rio Freddo, un lupo mi ha attraversato la strada». Il Comune ha fatto una delibera con cui ha chiesto la tutela dei lupi, ma anche la salvaguardia delle persone e delle attività economiche. «Noi abbiamo tre malghe caricate su otto – spiega il sindaco - ma c’è il rischio che sparisca l’alpeggio, dato che gli indennizzi per il bestiame perduto vengono assegnati solo se si dimostra che è stato fatto il massimo per metterlo in sicurezza. Ma come si fa a proteggere una mandria di oltre cento capi? Purtroppo c’è una visione bucolica della montagna che impedisce di cogliere la gravità di quanto sta accadendo».  

Giovanni Matteo Filosofo

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