<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Nuovo bando regionale «Ipab La Casa a rischio»

Una delle strutture per anziani gestite dall’Ipab La  Casa
Una delle strutture per anziani gestite dall’Ipab La Casa
Una delle strutture per anziani gestite dall’Ipab La  Casa
Una delle strutture per anziani gestite dall’Ipab La Casa

«L'Ulss riveda il bando per le strutture psichiatriche oppure garantisca un posto di lavoro pubblico ai 112 dipendenti». È quanto chiedono Cgil, Cisl e Uil in merito alla vicenda che sta interessando l'ipab La Casa di Schio, che nelle sedi a Montecchio Precalcino che gestisce da oltre 20 anni, occupa 112 suoi dipendenti. Si tratta di 85 operatori sociosanitari, 20 infermieri, 2 fisioterapisti e 5 educatori. La questione, però, interessa tutti i dipendenti della struttura, 425 persone. Il nuovo bando per la gestione dei nuclei “Il Cardo” e “San Michele”, infatti, dedicati alla cura di pazienti con disabilità psichiatrica grave e gravissima nel complesso di villa Nievo Bonin-Longare, potrebbe portare alla privatizzazione della struttura, con conseguente cambio di status per i lavoratori da dipendenti pubblici a privati. Per i sindacalisti, il nodo è rappresentato dal fatto che l’Ulss 7, al fine di determinare gli importi a base della gara, ha preso in considerazione le tabelle ministeriali sui costi del lavoro riferite al contratto collettivo delle cooperative sociali e non delle ipab. «L’Ulss 7 ha scelto deliberatamente di fare la gara al ribasso - punta il dito Daniele Girardi della segreteria provinciale Uil Fpl -. Così, però, i dipendenti costeranno molto di più alla struttura. Se il bando verrà vinto da una cooperativa, molti lavoratori entrati con un concorso pubblico potrebbero decidere di non passare al privato, ma di seguire la strada della mobilità». Per i rappresentanti dei lavoratori, in questo modo l’Ipab scledense sarebbe costretta a pagare per due anni l’80 per cento dello stipendio a questi dipendenti, i quali, nel frattempo, resterebbero in attesa di nuovi concorsi per altre strutture. Lo scenario porterebbe ad un esborso di 6 milioni di euro in due anni per La Casa. «Una struttura che non ha fatturato come La Casa non potrà, però, far fronte ad una spesa del genere e di conseguenza andrà in default - è il ragionamento di Girardi -. Alla fine, si trasformerà in fondazione privata o sarà rilevata da qualche investitore, sempre privato, con la conseguente perdita di significato per Schio e per il territorio». «Prima che uscisse il bando ci sono stati una serie di incontri per sensibilizzare l’Ulss affinchè uscisse un testo che potesse mantenere pubblico il servizio e mantenesse gli attuali dipendenti - si associa Stefano Bagnara della segreteria provinciale Fp Cgil -. Invece questo bando non recepisce sostanzialmente nulla di quanto concordato». Oltre che ai dipendenti, il pensiero corre anche agli ospiti delle strutture. «Sono più di vent’anni che questo personale gestisce questi ospiti - continuano i sindacalisti che stanno seguendo la questione, tra cui anche Elena Tonelli, della segreteria provinciale Cisl Fp -. Nel momento in cui ci sarà il cambio, sarà difficile non pensare ad una ricaduta sugli ospiti e sulle famiglie». Senza contare, è un altro degli scenari dipinti dai rappresentanti dei lavoratori, che le cooperative potrebbero partecipare al bando convinte di poter disporre di tutti i dipendenti, per poi invece non trovare più nessuno o riscontrare forti riduzioni perché tutti hanno scelto la mobilità. I sindacati annunciano battaglia, chiedendo all’Ulss di ritirare e rivedere il bando o in alternativa di mantenere il posto pubblico per i lavoratori, magari inserendoli in altre strutture o ricorrendo all’istituto del comando, lasciandoli, cioè, in capo a La Casa, per poi “prestarli” ad altre sedi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

Suggerimenti