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Non arrivano più tappi e così la Norda si ferma

Lo stabilimento delle acque minerali  Norda di Gisbenti.  FOTO DONOVAN CISCATOIl sindaco Carlo Bettanin
Lo stabilimento delle acque minerali Norda di Gisbenti. FOTO DONOVAN CISCATOIl sindaco Carlo Bettanin
Lo stabilimento delle acque minerali  Norda di Gisbenti.  FOTO DONOVAN CISCATOIl sindaco Carlo Bettanin
Lo stabilimento delle acque minerali Norda di Gisbenti. FOTO DONOVAN CISCATOIl sindaco Carlo Bettanin

Lo stabilimento Norda di Gisbenti è da ieri in stato di agitazione a causa delle mancate forniture di accessori che non consentono l’imbottigliamento delle acque del Leogra. Per i 60 dipendenti del gruppo Acque minerali d’Italia, il terzo nella penisola per importanza e produzione, si tratta di un passaggio ulteriore all’interno di una situazione sempre più difficile. L’azienda vanta 27 linee di produzione e circa 400 dipendenti, un fatturato sui 70 milioni di euro, conta nove marchi: Sangemini, Norda, Gaudianello, Grazia, Fabia, Aura, Amerino, Leggera e Toka. Un anno fa aveva raddoppiato il capitale sociale con l’apporto di 15 milioni di euro, in buona parte conferiti dai soci. Una manovra di rilancio che non sembra aver sortito effetti, come spiega Maurizio De Zorzi , segretario provinciale Fai Cisl Vicenza, che segue con Giosuè Mattei di Flai Cgil la vertenza: «Il problema della liquidità è ovviamente a livello nazionale ma intacca anche lo stabilimento valleogrino con i suoi 60 lavoratori, che finora sono stati pagati regolarmente, e per questo motivo certe problematiche sino a questo momento non erano emerse. Il fatto è che sono i fornitori a non venire pagati e così la merce non arriva e la produzione si ferma e va a singhiozzo. Una situazione non più sostenibile e che inevitabilmente si ripercuote in prospettiva sul futuro dell’azienda stessa e dei suoi lavoratori». Detto che le trattative sindacali sono avviate a livello nazionale, nella fattispecie di Gisbenti, che fra gli stabilimenti Norda sparsi nello stivale è il più produttivo, a bloccare l’imbottigliamento sono la mancanza di tappi e di bottiglie stesse. Le voci che girano parlano di trattative in atto fra la proprietà, riconducibile alla famiglia di imprenditori Pessina, ed altri gruppi importanti del settore, disposti a rilevare l’attività. Un clima di incertezza che pesa sui lavoratori. I sindacati ieri hanno chiesto un incontro con il sindaco Carlo Bettanin e la sua giunta, che proprio un paio di settimane fa ha manifestato contro lo sfruttamento delle acque del Leogra da parte delle centraline idroelettriche, lamentando che già il 90 per cento della portata del torrente finisce in derivazioni. «Sono disponibile a sentire sindacati e lavoratori e ad andare incontro alle loro richieste - ci conferma il sindaco Bettanin -. Non conosco per ora le problematiche in atto ma sono stato avvisato dello stato di agitazione. Per quanto di nostra competenza faremo il possibile per salvaguardare un’azienda rilevante per il territorio. Il tema è caldo e naturalmente siamo vicini ai lavoratori, pronti a fare la nostra parte». Il vertice fra organizzazioni sindacali e amministratori comunali dovrebbe essere fissato a breve. Intanto lo stabilimento è imbandierato e chi transita sulla provinciale 46 non può non notarlo. Nel solo territorio di Valli vengono imbottigliati 229 milioni di litri di acqua che fruttano alle casse comunali meno di 200 mila euro annui. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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