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Arsiero

«Morto in auto
dopo la cena
di S. Valentino»

L'auto distrutta e, nel riquadro, Emanuele Calgaro
L'auto distrutta e, nel riquadro, Emanuele Calgaro
L'auto distrutta e, nel riquadro, Emanuele Calgaro
L'auto distrutta e, nel riquadro, Emanuele Calgaro

ARSIERO. Un anticipo di San Valentino a cena con la fidanzata Gloria. E poi una festa con gli amici a Posina. Ha trascorso così le sue ultime ore Emanuele Calgaro, morto a 19 anni nel pauroso incidente stradale avvenuto poco prima dell’alba di domenica in contrada Zovari a Laghi. «Era uscito in moto. Deve essere rientrato di nascosto a prendere la macchina» sostiene il padre Flavio, distrutto dal dolore. Lui e la madre Cristina non si capacitano ancora di una tragedia apparentemente senza senso.

Calgaro, nonostante non avesse ancora la patente, verso le 6 stava guidando una Fiat Uno intestata ai suoi genitori. «Gliela aveva regalata un amico di famiglia: avrebbe dovuto essere sua dopo l’esame di guida - spiega il padre - Ma non la prendeva mai da solo». Proveniva da Laghi verso Castana dove abitava con i genitori e i fratellini di 13 e 11 anni. Nonostante il nevischio, il giovane guidava a velocità elevata e sulla semicurva a monte di Zovari ha perso il controllo dell’auto. Questa è uscita di strada e sbattendo contro un masso si è sollevata da terra volando oltre un capitello.

Il contraccolpo ha catapultato il giovane conducente, che non indossava le cinture di sicurezza, oltre il parabrezza per un’altra cinquantina di metri fino a schiantarsi in un canale di scolo. Lì è stato ritrovato solo due ore più tardi, quando ormai per lui non c’era più niente da fare. «L’uomo che l’ha trovato, ha chiamato mia sorella - prosegue il genitore - “Hai saputo?” mi ha chiesto. “Cosa?” le ho risposto. “Di Emanuele, non sai niente?”. ho capito cos’era successo dal suo tono di voce».

«Non so quando ha preso la macchina - spiega il padre - Era già capitato che, sentendolo rientrare all’alba, lui mi avesse confessato di essere andato a farsi un giro da solo dopo essere stato a festeggiare con gli amici. Non so perché, forse per schiarirsi le idee. Una volta era arrivato in moto fino in Trentino. Forse l’altra sera avrà voluto fare una cosa del genere. Avrà pensato di fermarsi a prendere la macchina per via del freddo. Non so davvero cosa gli abbia preso» conclude amareggiato il genitore.

Da pochi giorni suo figlio aveva chiamato la motorizzazione per conseguire la patente da privatista. «Anche quando andava in bicicletta gli piaceva andare forte e impennare. Però non aveva mai avuto incidenti. Non era un cattivo ragazzo, solo pieno di vita e di energia».

Elia Cucovaz

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