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Il delitto in Perù

Missionaria vicentina uccisa, si indaga nella struttura. La madre: «Nadia è una martire»

Nadi De Munari, 50 anni, di Giavenale di Schio
Nadi De Munari, 50 anni, di Giavenale di Schio
Nadi De Munari, 50 anni, di Giavenale di Schio
Nadi De Munari, 50 anni, di Giavenale di Schio

Un mistero, quello dell’assassinio in Perù della missionaria laica Nadia De Munari, 50 anni, e una certezza, nelle parole della madre Teresina: «Nadia è una martire, ha pagato con la vita». È un altro giorno di dolore per quanti le volevano bene e stimavano la sua vita donata agli altri, ai più deboli del mondo. La notizia della morte di Nadia, uccisa a colpi di machete mentre dormiva nella sua camera a Nuevo Chimbote, in Perù, è rimbalzata nella giornata di sabato e ora ha fatto il giro d'Italia. È stata vittima di un delitto efferato una persona mite che ha speso la sua vita al servizio degli altri. Fino all’ultimo. 

 

Nel quartiere di Giavenale, dove risiede la famiglia della cinquantenne maestra e volontaria dell’Operazione Mato Grosso (Omg), convivono incredulità e angoscia. «Nadia è una martire», sono le parole che ha pronunciato la mamma. Lo riferisce don Gaetano Santagiuliana, parroco di Giavenale. «La mamma di Nadia - dice il sacerdote - ha detto che la figlia è una martire. Parole che non potrebbero essere più vere perché Nadia ha donato la sua vita, ci ha messo il sangue per la sua missione», una missione che la rendeva entusiasta ed orgogliosa, raccontano le persone che l’hanno conosciuta. 

 

La missionaria vicentina era ancora in vita, seppur gravissima, quando è stata trovata nella sua camera, in una pozza di sangue. Ha ricevuto i primi soccorsi dai medici dell’Ospedale Regionale di Chimbote, poi è stata trasferita a Lima, dove dopo 4 giorni di agonia è deceduta. La pista della rapina finita male è quella seguita nella fase iniziale delle indagini. L'assassino, però, avrebbe avuto le chiavi. Il sospetto, riporta la stampa locale, nasce dal fatto che non è stato trovato alcun segno di effrazione nelle porte della residenza in cui è avvenuto il brutale delitto. La missionaria viveva nella struttura con altri dieci educatori che hanno riferito alla polizia di non aver sentito nulla. Gli inquirenti hanno preso le impronte a tutti operatori della casa famiglia.

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