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Marito e moglie ritenuti colpevoli per il doppio crac

La Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a 2 anni 2 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta patrimoniale e bancarotta semplice documentale per Marco Gonzo, 42 anni, e la moglie Francesca Costa, 41 anni, residenti a San Vito di Leguzzano, in qualità di amministratori della Nordhoff snc e Luxor snc di Thiene, dichiarate fallite rispettivamente il 9 e 25 febbraio 2010. Invece, i supremi giudici hanno annullato l’entità delle pene accessorie che dovranno essere rideterminate dalla Corte d’Appello di Venezia. La Nordhoff era nata nel 1998 e si occupava inizialmente del commercio di oggetti preziosi, ma con gli amministratori Gonzo e Costa aveva modificato la ragione sociale nel settore dell’edilizia, oltre che delle pulizie. Secondo quanto ricostruito dal curatore fallimentare Francesco Ioverno, già a partire dal 2005 gli imputati non tennero in maniera completa e regolare i libri contabili. Non solo: in più riprese avevano fatto sparire somme di danaro dalle casse della società per un importo stimato in oltre 130 mila euro. Il passivo complessivo superava il mezzo milione di euro. Lo stesso era avvenuto con “Luxor”, secondo la ricostruzione del curatore Pietro Capraro. Libri contabili tenuti in maniera irregolare dal 2007, e varie distrazioni di danaro per un importo di circa 130 mila euro. Parte di queste cifre furono girate alla “Adler srl”, gestita da Gonzo, o per lavori fittizi in un cantiere a Tonezza: quelle opere non vennero eseguite, stante la consulenza disposta dal curatore, che accertò il «totale stato di abbandono dell’immobile». I supremi giudici scrivono che una parte delle somme distratte, in particolare quelle della Nordhoff snc, «risultano essere state attribuite ai due imputati, ad un ex socio e, in altri casi, a soggetti non identificati e in assenza di giustificazione». Altre somme, quelle concernenti Luxor snc, «erano state dirette - sottolinea la Cassazione - verso la Adler srl, a titolo di finanziamento o a titolo di apparente pagamento dei lavori». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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