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Le posate biodegradabili finiscono all’inceneritore

Vettovaglie biodegradabili in una campagna nazionaleCumuli di rifiuti all’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta
Vettovaglie biodegradabili in una campagna nazionaleCumuli di rifiuti all’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta
Vettovaglie biodegradabili in una campagna nazionaleCumuli di rifiuti all’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta
Vettovaglie biodegradabili in una campagna nazionaleCumuli di rifiuti all’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta

Sono sempre di più le sagre e i cittadini che puntano sui piatti e le posate biodegradabili, una scelta per cercare di ridurre l'inquinamento e l'impatto sull'ambiente. Peccato, però, che le stoviglie ecocompatibili raccolte a Schio e nell'Alto Vicentino, finiscano dritte all'inceneritore oppure in discarica. Annullando, di fatto, tutti i buoni propositi di chi pensa di impegnarsi per la salvaguardia della natura. A sollevare la questione sono stati i consiglieri di minoranza di Schio del gruppo Coalizione civica, Carlo Cunegato e Giorgio De Zen, con un'interrogazione sul tema. Il problema è stato confermato da Alto Vicentino Ambiente. L'argomento è di grande attualità: molte persone acquistano piatti, posate, bicchieri in mater-bi, un materiale biodegradabile che può essere conferito nella frazione umida, al posto dei tradizionali prodotti in plastica. Una condotta che viene assunta spesso in occasione di feste private, ma anche in manifestazioni pubbliche e nelle sagre. Le stoviglie in bioplastica vengono gettate poi nel bidone dell'umido e ritirate da Ava. La maggior parte del rifiuto umido raccolto nel bacino di Alto Vicentino Ambiente viene mandata al biodigestore di Etra, a Bassano. L'impianto bassanese, però, non è in grado di trattare questo tipo di materiali. «Il problema riguarda tutta Italia – spiega il presidente di Alto Vicentino Ambiente Carlo Lovato -. Molti impianti non riescono a processare questi materiali come rifiuto umido, nonostante siano compostabili. Questi scarti vengono quindi trattati come frazione estranea all'umido e tornano ad impianti di smaltimento come il termovalorizzatore o la discarica». A dire la verità, ci sarebbe qualche impianto in grado di trattare questi rifiuti. «Puntando su questi impianti ci vincoleremmo ad essi e come società pubblica invece dobbiamo essere liberi di muoverci – continua Lovato -. Dobbiamo poi stare attenti ai costi; infine la normativa dice di rispettare il principio di prossimità del trattamento dei rifiuti. Stiamo pungolando Utilitalia, la federazione di cui facciamo parte, affinché si muova a livello parlamentare per un adeguamento normativo. Questi scarti potrebbero andare a costituire la settima filiera del rifiuto, da trattare in modo autonomo». «Stoviglie e posate in bioplastica non vengono biodegradate da batteri anaerobici nei tempi tecnici previsti dal biodigestore di Bassano: hanno tempi di degradazione più lunghi e non compatibili con l'impianto – conferma Etra -. Data la recente diffusione di tali manufatti, abbiamo già avviato l'iter necessario per arrivare nel tempo più breve possibile alle modifiche dei nostri impianti». «Spingere le persone ad utilizzare stoviglie biodegradabili è importante, ma ciò deve essere supportato da un sistema che ne preveda il corretto smaltimento – sottolineano i consiglieri Cunegato e De Zen -. Approvare una mozione “plastic free”, come già fatto dal Comune di Schio, non è sufficiente». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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