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La piaga sociale degli inquilini morosi

I condomini Primavera di via Milano.  MA.CA.Anche nei palazzoni di piazza A. Da Schio ci sono problemi simili
I condomini Primavera di via Milano. MA.CA.Anche nei palazzoni di piazza A. Da Schio ci sono problemi simili
I condomini Primavera di via Milano.  MA.CA.Anche nei palazzoni di piazza A. Da Schio ci sono problemi simili
I condomini Primavera di via Milano. MA.CA.Anche nei palazzoni di piazza A. Da Schio ci sono problemi simili

Spese condominiali non pagate per decine di migliaia di euro, con il conseguente blocco dell’ascensore e la dismissione del riscaldamento centralizzato. È la situazione del condominio Primavera 2, in via Milano. Uno scenario comune a diversi palazzi del centro, tra cui anche quelli di piazza A. Da Schio. «Dal verbale dell’ultima assemblea, tenutasi il 26 luglio 2018, risulta che si decide di dismettere la centrale termica condominiale e la situazione economica non permette la sostituzione – denunciano i condomini del Primavera 2 -. Il verbale viene spedito dall'amministratore ai proprietari 90 giorni dopo, il 20 ottobre, quando il riscaldamento doveva essere già acceso. Nel documento è scritto che ciascun condomino dovrà prendere provvedimenti per scaldarsi. Il perito Tomasi proseguirà la pratica per stabilire la migliore soluzione. Poi non abbiamo più sentito nessuno, c'è chi ha preso bombole, chi stufe a metano. Tutt'oggi non abbiamo notizie in merito». Le criticità riguardano anche l'ascensore, chiuso dopo una verifica. «Al settimo piano abita una signora di 90 anni che per andare in ospedale deve farsi portare dalla Croce Rossa – continuano i condomini -, mentre al quarto piano vive una famiglia con un ragazzo disabile, il quale, ogni mattina ed ogni sera, deve essere portato a braccia su e giù per prendere il pulmino». Il debito legato alle spese condominiali ammonta a circa 40 mila euro, con una parte ingente legata al mancato pagamento del metano. «Il condominio era abitato per l'80 per cento da famiglie bangladesi, le quali, da due anni a questa parte, hanno iniziato a scappare in Inghilterra, lasciando lì gli appartamenti, con i debiti delle spese condominiali e dei mutui – spiega Lorenzo Vezù, amministratore dello stabile -. Ora questi appartamenti stanno andando all’asta. Si è dovuto dismettere l’impianto di riscaldamento centralizzato, vecchio e danneggiato, in quanto non c'erano i soldi per cambiarlo. La proposta era che ognuno installasse un sistema autonomo, con pompe di calore. Per sistemare l’ascensore servono 25 mila euro; i condomini hanno votato in assemblea per bloccarlo». Se anche qualcuno comprasse gli alloggi, la legge impone il pagamento delle spese dell'anno in corso e del precedente, quando magari l'immobile è rimasto all'asta per 7 anni. E il resto del debito rimarrebbe ai pochi condomini rimasti. Il nodo riguarda anche altri palazzi del centro e appare di difficile soluzione. «In passato le banche hanno concesso mutui fino al 120 per cento del valore per acquistare un appartamento - sottolinea Roberto Tognazzi, amministratore condominiale -. Poi è arrivata la crisi e le persone hanno iniziato a non pagare più le spese condominiali e poi le rate dei mutui. Si può chiedere il pignoramento dell'appartamento, ma è un percorso che dura 7 anni e costa 7-8 mila euro. Se poi si riesce a vendere l'alloggio, i soldi vanno prima alle banche, in quanto creditori privilegiati, e il debito delle spese resta al condominio». Si crea così un circolo vizioso. «Da una parte, le banche non fanno pignoramenti, in quanto sanno che, se anche questi saranno fatti da qualcun altro, loro i soldi li prenderanno lo stesso; in più, se diventassero proprietarie, dovrebbero accollarsi le spese – continua Tognazzi -. Dall'altra, neanche gli amministratori fanno causa, in quanto spenderebbero tempo e soldi e alla fine il ricavato dalla vendita andrebbe agli istituti di credito. Così, resta tutto bloccato. Servirebbe una legge secondo la quale chi fa causa per primo ha la precedenza nel prendere i soldi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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