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L’Ulss cura con la cannabis «Ma ci nega il patrocinio»

Un momento del convegno sulla cannabis. DAL CEREDO La testimonianza di Wally Morellato al convegno. DAL CEREDO
Un momento del convegno sulla cannabis. DAL CEREDO La testimonianza di Wally Morellato al convegno. DAL CEREDO
Un momento del convegno sulla cannabis. DAL CEREDO La testimonianza di Wally Morellato al convegno. DAL CEREDO
Un momento del convegno sulla cannabis. DAL CEREDO La testimonianza di Wally Morellato al convegno. DAL CEREDO

Organizza un convegno per parlare della cannabis terapeutica e chiede il patrocinio dell’Ulss, che però le viene negato nonostante sia proprio l’azienda sanitaria ad erogarle il farmaco. «Una contraddizione paradossale». A parlare è l’organizzatrice Wally Morellato, turritana, un cui congiunto (per motivi di privacy sanitaria non ne divulghiamo le generalità) è affetto da epilessia, che all’hotel Noris ha proposto il convegno divulgativo sul tema “La pianta che cura” in cui discutere della cannabis terapeutica, delle sue caratteristiche e dei suoi utilizzi possibili in campo medico con alcuni esperti, tra cui Francesco Crestani, medico anestesista e specializzato in terapia del dolore. La donna si rifornisce abitualmente alla farmacia dell’ospedale Altovicentino di Santorso che eroga i derivati dalla cannabis, «unica sostanza, in tanti anni in cui abbiamo seguito terapie farmacologiche di tutti i tipi, che finora si è rivelata davvero efficace per le crisi». Alla richiesta del patrocinio e del logo per l’evento, dall’Ulss 7 Pedemontana è però arrivato un diniego. «Spiace non poter accogliere la sua richiesta - ha risposto il commissario Bortolo Simoni - perché, come precisato dal responsabile del servizio farmacia territoriale, al momento non vi sono in letteratura dati certi che dimostrino l’efficacia dell’uso della cannabis a scopo terapeutico». Nel leggere la lettera la signora è rimasta pietrificata chiedendosi come fosse «possibile che l’azienda sanitaria non riconosca il Cbd (cannabidiolo, derivato dalla cannabis sativa) però lo distribuisca nella sua farmacia. Non parliamo di una droga, bensì di una pianta da cui sono estratti una serie di principi utili per la cura. Molto spesso - rincara - uno dei primi ostacoli è il pregiudizio che nasce soprattutto dalla mancanza di conoscenza, anche tra medici che sono restii nel prescrivere la cannabis terapeutica, sconfortando i pazienti alla richiesta, negando il diritto di cura, tutelato dalla Costituzione, articolo 32». Come spiegato da Morellato, il congiunto «soffre della sindrome di Lennox Gastaut, caratterizzata da un’epilessia farmacoresistente, con crisi audiometriche e giornaliere toniche cloniche che provocano frequenti cadute. In 27 anni abbiamo cambiato un’infinità di farmaci con la speranza di trovare quello giusto. Purtroppo abbiamo collezionato tante delusioni e tutte le nostre speranze hanno iniziato a svanire». «Dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, lo stimolatore per il nervo vago - racconta -, la dottoressa non sapeva più cosa fare. Mi sono sentita svuotata e dopo un momento di smarrimento ho iniziato a cercare su internet. In rete ho trovato parecchi articoli che parlavano di cannabis terapeutica ed epilessia». Così questa lottatrice, che mai s’è persa d’animo, ha preso contatti con due esperti nazionali, i medici Francesco Crestani e Pierangelo Cifelli, iniziando a somministrare alla familiare i cristalli di Cbd. «Gli effetti sono stati molto positivi. Era la mia ultima speranza. E alla luce dei risultati ottenuti posso dire: dove il farmaco ha fallito la cannabis ha vinto». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvia Dal Ceredo

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