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Sud Sudan

L'attentato al vescovo vicentino ordito da un sacerdote: quattro condanne

Un anno fa padre Christian fu gambizzato e poi operato
Un anno fa padre Christian fu gambizzato e poi operato
Un anno fa padre Christian fu gambizzato e poi operato
Un anno fa padre Christian fu gambizzato e poi operato

Un sacerdote e altre tre persone sono state dichiarate colpevoli dall'Alta Corte di Juba, in Sud Sudan, per l'aggressione a colpi di kalashnikov, un anno fa, al vescovo della diocesi di Rumbek, mons. Christian Carlassare, missionario comboniano di Piovene Rocchette. È quanto riportano la "Catholic News Agency" e l'agenzia cattolica Aci Stampa. La sentenza è stata emessa il 25 aprile dal giudice Alexander Sebur Subek ed è arrivata ad un anno esatto dalla notte in cui, proprio tra il 25 e il 26 aprile 2021, due persone armate si presentarono alla porta dell'alloggio di padre Carlassare, per poi sparargli cinque colpi alle gambe. Il prelato piovenese fu salvato grazie a delicati interventi chirurgici prima all'ospedale di Rumbek, con il supporto anche di medici e infermieri del Cuamm Medici con l'Africa, poi al nosocomio di Nairobi, in Kenya.

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La sentenza Ieri dunque è arrivata la sentenza che attribuisce le responsabilità rispetto all'agguato; secondo il giudice le quattro persone hanno «partecipato direttamente o indirettamente» all'aggressione, definita dalle agenzie un «tentato omicidio». Nel dettaglio, l'Alta Corte ha condannato a sette anni di reclusione padre John Mathiang Machol, già reggente della diocesi prima della nomina di Carlassare; secondo la radio sudsudanese "Eye Radio", alcune telefonate di padre Mathiang sono state recuperate durante le indagini della polizia. Moris Sebit Ater e Laat Makur Agok, invece, sono stati condannati a quattro anni di prigione: nei loro confronti, secondo un altro media locale, Catholic Radio Network, gli inquirenti avrebbero raccolto prove che testimonierebbero il loro arrivo all'abitazione di mons. Carlassare per sparare allo stesso prelato. Sempre secondo il media radiofonico, Samuel Makir è infine stato condannato a cinque anni di reclusione per aver custodito due armi utilizzate per l'aggressione e per aver fornito un telefono utilizzato per le comunicazioni. L'avvocato che assiste i condannati ha annunciato l'intenzione di ricorrere in appello, sottolineando «l'assenza di prove concrete a sostegno delle condanne».

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Il commento Mons. Carlassare, 44 anni, il più giovane vescovo italiano nel mondo, ha dichiarato di accettare il verdetto dell'Alta Corte e di pregare per la conversione dei condannati. «A nome della diocesi di Rumbek, riconosco il verdetto di oggi e apprezzo l'impegno e la dedizione del governo e della Corte - ha detto il vescovo all'agenzia Aci Africa - Anche se tristi per quello che è successo e per le sofferenze che ne derivano, preghiamo che la verità possa portare alla conversione. Come Chiesa, guardiamo avanti con speranza in questo tempo pasquale e ricordiamo la chiamata di Gesù al perdono e all'unità».

Lo scenario Inizialmente le persone sospettate nell'ambito dell'attacco erano sei, poi due sono state assolte per mancanza di prove. Secondo le ipotesi dei media della zona, nel corso degli anni, nella diocesi sud sudanese si sarebbe venuto a creare un vuoto di potere colmato pro tempore da esponenti della Chiesa locale, i cui piani sarebbero stati messi in discussione dalla nomina a vescovo di mons. Carlassare. Da qui sarebbe nata l'idea dell'attacco, che avrebbe avuto uno scopo intimidatorio, ma che non ha fatto desistere il missionario di Piovene Rocchette. Padre Carlassare è stato infatti ordinato vescovo di Rumbek il 25 marzo scorso, con una solenne cerimonia alla quale hanno partecipato migliaia di persone, compresi molti veneti, sia legati alla diocesi di Vicenza che al Cuamm.

Matteo Carollo

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