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«Incomprensibile la chiusa del Centro di salute mentale»

Il Centro salute mentale chiuso a Schio.  FOTO DONOVAN CISCATO
Il Centro salute mentale chiuso a Schio. FOTO DONOVAN CISCATO
Il Centro salute mentale chiuso a Schio.  FOTO DONOVAN CISCATO
Il Centro salute mentale chiuso a Schio. FOTO DONOVAN CISCATO

Da lunedì scorso il Centro salute mentale di Schio è chiuso e tutta l’attività trasferita a quello di Thiene, in attesa che si ripiani la situazione del personale medico, visto che qui ne era rimasto solo uno. Alle reazioni politiche, anche a livello regionale, aggiungiamo ora l’intervento di Angela Zanuso, novantenne ancora attiva come presidente onorario di Aitsam, che 30 anni fa volle fortemente l’apertura in città del servizio. «A fine anni ’80 il nostro lavoro era indirizzato alla istituzione di presidi territoriali e primo fra tutti alla creazione dei Centri di salute mentale secondo la legge 180;per il numero degli abitanti della nostra area ne prevedeva due, uno a Schio e uno a Thiene». Ma ora quello di Schio chiude. Come farete? La notizia della chiusura del Centro di Schio equivale allo scoppio di una bomba che andrà a distruggere quella straordinaria rivoluzione culturale-sanitaria che il dottor Basaglia ha condotto e vinto a favore delle persone affette da disagio psichico restituendo loro il diritto di cittadinanza e facendoli diventare persone come tutti noi. Eppure, da ciò che si evince, nonostante il periodo trascorso con straordinari risultati a favore di questa rivoluzione, il lavoro del dottor Basaglia non è finito perché un po’ di acredine contro il diverso serpeggia ancora all’interno del mondo professionale in genere anche in quello politico. A cosa si riferisce? Basta abbassare lo sguardo e il rischio di nuove “istituzioni” è dietro l’angolo. In questo clima crescente di incertezze in molti ambiti della vita civile, si sta formando spontaneamente una strada scivolosa dove vedremo scomparire altre realtà importantissime per l’umanità che ci deve distinguere dal mondo animale. Cosa perde la città? Voglio limitarmi al dato di fatto che nel nostro territorio c’è una popolazione di 1.500 utenti ai quali vanno aggiunti i familiari che con il Csm hanno istituito un rapporto terapeutico con risultati positivi e di serenità. Con la triste notizia odierna essi perdono di fatto la libertà terapeutica e amicale che da sola ha la valenza di tante medicine (alcune persino inutili!). Il servizio però è solo trasferito a Thiene. Il trasferimento a Thiene, centro nato dieci anni dopo il nostro, va sottolineato, andrà a disperdere questo aggancio importantissimo perché la relazione unisce le persone e andando a Thiene la si perderà. Perché la sorte ora prevede che sia il nostro il Centro che deve chiudere? Come si fanno a buttare alle ortiche i diritti acquisiti, la sofferenza delle famiglie coinvolte e la dignità di noi tutti? • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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