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Impresari e ristoratori Il volto dei nuovi poveri

I relatori del convegno di ieri al lanificio Conte.  MA.CA.Casa Bakhita, dove si accolgono persone con disagi abitativi
I relatori del convegno di ieri al lanificio Conte. MA.CA.Casa Bakhita, dove si accolgono persone con disagi abitativi
I relatori del convegno di ieri al lanificio Conte.  MA.CA.Casa Bakhita, dove si accolgono persone con disagi abitativi
I relatori del convegno di ieri al lanificio Conte. MA.CA.Casa Bakhita, dove si accolgono persone con disagi abitativi

La perdita del lavoro o il fallimento dell'azienda, i problemi economici, l'impossibilità di pagare le bollette, un affitto, un mutuo. E alla fine la strada come ultima alternativa, ritrovandosi a dormire in auto o al parco. A Schio e nell'Alto Vicentino i nuovi poveri sono ex imprenditori, impresari, ristoratori che a causa di svolte traumatiche sono precipitati velocemente nell'indigenza. Il punto è stato fatto ieri a Schio, al lanificio Conte, alla presentazione della ricerca “Conoscere i nuovi profili della povertà in un'area ad alta coesione sociale. L'Alto Vicentino”, alla presenza di rappresentanti dei Comuni del territorio e dell'Ulss 7. L'indagine è stata realizzata da Local area network per il progetto “Dimore accoglienti” promosso dalla cooperativa Samarcanda con i Comuni di Schio, Thiene, Malo, Marano, Santorso e San Vito di Leguzzano, nonché con Caritas, Ada, Auser e Anteas e sostenuto dalla fondazione Cariverona. «Oggi si diventa poveri per effetti traumatici, come il fallimento aziendale, la perdita del lavoro, la rottura dei rapporti familiari, le malattie invalidanti e le dipendenze dalle sostanze o dal gioco – ha spiegato Luca Romano, direttore di Local area network -. Situazioni di questo tipo non riguardano soltanto le classi più basse della società, ma vari livelli sociali, con processi di impoverimento molto veloci». Dalla povertà come fenomeno circoscritto al Sud o alle famiglie numerose e monoreddito si è passati ad una vulnerabilità diffusa. Tra gli esempi, la storia del piccolo impresario edile che dopo il fallimento si ritrova a dormire in auto e poi a Casa Bakhita. O la vicenda dell'ex ristoratore costretto a dormire in una struttura disabitata. Spie del disagio sono le richieste di aiuto ad enti pubblici e del terzo settore, che mai come oggi, secondo gli esperti, devono puntare a lavorare in sinergia: spesso i nuovi poveri, ex benestanti, trovano difficile rivolgersi agli enti istituzionali, preferendo rivolgersi a canali gestiti dal volontariato, come la Caritas. Dalla ricerca emerge come tra 2017 e 2019 le domande per il Reddito di inclusione, nell'area, siano state 385, di cui 244 accolte, con Schio a fare la parte del leone: 181 le domande, anche se in proporzione è Thiene ad avere la percentuale più alta di beneficiari. Dopo l'introduzione del reddito di cittadinanza, fino a giugno, a Schio sono state presentate 248 domande, praticamente il doppio rispetto a Thiene, dove le richieste sono 125; seguono Malo (41), San Vito di Leguzzano e Marano (20) e Santorso (16). Nel 2018 i Comuni hanno erogato perlopiù fondi per la non autosufficienza, con 4.269 euro, in media, per utente. La perdita del lavoro è la motivazione che più di tutte ha portato alla povertà gli ospiti di Casa Bakhita, che opera in città con servizi di accoglienza, mensa; nel 2018 gli utenti sono calati a 60, dagli 85 dell'anno precedente,ma il periodo di permanenza ora in media va da 4 a 7 mesi. Nella struttura si registra una maggiore incidenza di ospiti di nazionalità italiana e un aumento degli over 50. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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