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Il sacerdote dei record Scuola nuova in 9 mesi

Don Alberto Maschio con Marco Belinelli e i suoi giovani.  STUDIO STELLA
Don Alberto Maschio con Marco Belinelli e i suoi giovani. STUDIO STELLA
Don Alberto Maschio con Marco Belinelli e i suoi giovani.  STUDIO STELLA
Don Alberto Maschio con Marco Belinelli e i suoi giovani. STUDIO STELLA

Il suo primo giorno come direttore dell’oratorio salesiano, don Alberto non lo scorderà facilmente. «Erano le 19 e andai a chiedere i palloni con cui alcuni ragazzi stranieri stavano ancora giocando», racconta. «Tu sei un razzista – mi dissero - e lì capii subito che qualcosa non funzionava come doveva». A distanza di sei anni le cose sono notevolmente cambiate, e il merito è stato di questo direttore che di cose ne ha fatte molte, e ora è pronto a iniziare un nuovo percorso a Belluno. Una su tutte: l’ampliamento della scuola professionale con laboratori tecnologici da far invidia alle scuole pubbliche, un investimento che ha ampliato l’offerta formativa dell’Alto Vicentino. Tra l’altro fatto con pochi euro in cassa, ma con la generosità e la lungimiranza di imprenditori locali e non solo. Forse il suo è stato un record, una scuola professionale progettata, costruita e inaugurata in soli nove mesi. Non vorrei essere ricordato solo per questo credo di essere riuscito a far crescere questo oratorio, coinvolgere animatori, genitori e ovviamente i ragazzi, ma soprattutto mi sono posto l’obiettivo di dare regole e di farle rispettare. È comunque difficile parlare del prima e del dopo, un salesiano arriva e si inserisce in quello che c’è, ovvero in una comunità fatta dai confratelli, dagli animatori, dai genitori, però ovviamente arriva con qualche idea, nel mio caso con esperienze che ho fatto in altri oratori. A Schio cos’ha trovato? Come in tanti altri oratori ho trovato più il passato che il presente, frequentato da persone adulte e purtroppo il presente non era così bello, vivace come dovrebbe essere un oratorio come questo. Mancavano i giovani, ma questo ci sta perché è ciclico nei nostri ambienti, però un aspetto che mi ha colpito è che non c’erano ragazzi italiani che lo frequentavano, e se c’erano erano una piccola minoranza. E mancavano le regole, quindi la prima cosa che ho fatto è stato di metterle ben in chiaro; semplicemente un buon comportamento in un ambiente che dev’essere educativo. Ho notato inoltre che s’era persa un po’ di fiducia da parte dei genitori nel lasciare i figli all’oratorio, al cinema a far sport; su questo aspetto ho lavorato molto grazie anche all’aiuto di Sergio Asciolla che, non solo in veste di luogotenente dei carabinieri ma anche di padre di famiglia, è stato molto attento a certi aspetti educativi, di rispetto e di convivenza. Da lì sono partite altre proposte educative: doposcuola, le associazioni, lo sport, il Grest. Ecco un altro record: un Grest con oltre 700 ragazzi e centinaia di animatori, un paese di giovani nella città. Precisiamo che a me non interessano i numeri e i record, mi interessa che i 730 ragazzi e i 230 animatori sono giovani e ragazzi, raggiunti da una proposta, da una possibilità, da una esperienza, questo è il vero obiettivo e spero che ci si ricordi di me per quello che c’è stato dietro a questi numeri. È il momento dei saluti. Cosa lascia a Schio? Di sicuro tanti bei ricordi, di persone, di collaboratori, di amicizie vere, di due amministrazioni locali con cui mi sono trovato benissimo. Spero che chi governa e governerà la città continui a voler bene all’oratorio per il bene della comunità e dei nostri giovani. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Terragin

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