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Il poliziotto non ha mentito sul collega

Il distaccamento della polizia stradale di Schio in viale 29 AprileSala radio della polizia stradale
Il distaccamento della polizia stradale di Schio in viale 29 AprileSala radio della polizia stradale
Il distaccamento della polizia stradale di Schio in viale 29 AprileSala radio della polizia stradale
Il distaccamento della polizia stradale di Schio in viale 29 AprileSala radio della polizia stradale

Una testimonianza che è stata al centro di contestazione da parte degli avvocati degli imputati, condannati in via definitiva per avere violato il segreto, ma che all’esito dell’attività processuale è risultata genuina. Dunque, non menzognera. È quella del poliziotto Luca Sibono che ascoltò alle 7.06 del 7 gennaio 2011 la telefonata tra il collega Paolo Novello, in servizio alla sala radio della polstrada di Vicenza, e l’altro agente Giuliano Pozzer che si trovava in sala radio al distaccamento di Schio. Fu quando Pozzer chiese a Novello di interrogare la banca dati delle forze dell’ordine riguardo a una cittadina scledense. Novello riteneva che le informazioni riservate servissero ai colleghi di Schio che avevano fermato l’automobilista, mentre in realtà le notizie su A.C. venenro poi passate da Pozzer all’amico metronotte Moreno Cortiana, che le aveva sbandierate davanti alla donna per dimostrale il suo potere. Fu quest’ultima, poi, a presentare la denuncia che ha innescato l’inchiesta che a distanza di anni si è conclusa con la condanna passata in giudicato di Pozzer, nel frattempo andato in pensione, e Cortiana a 14 mesi di reclusione ciascuno (pena sospesa per entrambi perché incensurati). Sotto processo, in primo grado, era finito anche il poliziotto Paolo Novello, assolto con formula piena perché del tutto estraneo alla violazione del segreto, in quanto secondo i giudici tratto in inganno da Pozzer. Sia in Corte d’Appello che in Cassazione l’avvocato Alessandro Dall’Igna per conto di Pozzer aveva chiesto di rivalutare la testimonianza chiave di Sibono perché risultava che alle 6,53, dunque ben 13 minuti prima della telefonata sentita da Sibono, lo stesso con un altro collega aveva eseguito sulla “pantera” diretta in in servizio in autostrada, la prova radio in uscita dalla caserma. Sul punto l’avvocato Dall’Igna tra i motivi del ricorso in Cassazione sosteneva «la falsità delle dichiarazioni di altro agente, Luca Sibono, che avrebbe assistito alla telefonata con la quale Pozzer aveva richiesto a Novello l’indagine informatica sulla donna, dal momento che la Corte veneta si era limitata a mere congetture». In pratica i giudici di merito avevano spiegato che Sibono dopo la prova radio era rientrato, come spesso succede, per motivi di servizio in ufficio e in quel contesto aveva sentito la telefonata tra Novello e Pozzer. La Terza sezione della Cassazione, presieduta da Grazia Lapalorcia, respingendo il ricorso del poliziotto Pozzer ha sottolineato che «l’eventuale giudizio di falsità della deposizione del Sibono non avrebbe intaccato il compendio istruttorio complessivamente ricostruito dai giudici di merito». Anche perché la Corte di Venezia aveva scritto che «le dichiarazioni del teste Sibono sono coerenti con gli altri elementi indiziari che portano a Pozzer quale interlocutore fraudolento del collega Novello nella richiesta di accesso allo Sdi sul conto di A.C.». Dunque, la testimonianza di Sibono è stata onesta e corretta - contrariamente a quanto scritto in un articolo del 15 ottobre scorso in base alle frammentarie notizie provenienti dalla Cassazione, e di questo ci scusiamo con il poliziotto dall’inappuntabile curriculum - perché era presente al colloquio tra i colleghi Novello e Pozzer. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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