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Alto Vicentino

Guardie mediche chiuse. Il comitato del distretto: «Noi sindaci ignorati»

Le guardie mediche dell’Ulss 7 ridotte a tre, una è a Santorso
Le guardie mediche dell’Ulss 7 ridotte a tre, una è a Santorso
Le guardie mediche dell’Ulss 7 ridotte a tre, una è a Santorso
Le guardie mediche dell’Ulss 7 ridotte a tre, una è a Santorso

La rivoluzione delle guardie mediche nell’Ulss 7 continua a suscitare preoccupazioni e rammarico, tra istituzioni locali e politica. Non solo per il merito delle scelte fatte, ma anche per il metodo. Il tema è la decisione assunta dalla Pedemontana di sopprimere, dal primo dicembre, sei presidi di guardia medica (Conco, Marostica, Rosà, Schio, Thiene e Valbrenta) e di accorparli a Bassano, Santorso e Asiago. A prendere posizione, ora, è Franco Balzi, presidente della Comitato dei sindaci del distretto Alto Vicentino.
 

«Sindaci esclusi». «La recente decisione assunta dalla direzione sanitaria sulla riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale - appresa dagli organi di stampa - pone seri interrogativi sulle conseguenze che si determineranno sul piano della tutela della salute dei cittadini, come giustamente già denunciato con forza da più parti», afferma Balzi. «È del tutto evidente come un provvedimento del genere sia stato preso in conseguenza di un’oggettiva carenza di personale dagli effetti sempre più preoccupanti, la cui responsabilità trova riscontro a vari livelli, che vanno certamente individuati anche al di là del nostro territorio. Ma è altrettanto vero che questo ulteriore passaggio alimenta una sofferenza diffusa tra i cittadini che con crescente fatica riescono ad accedere ai servizi: siano essi territoriali o ospedalieri o non riescono semplicemente a prenotarli, o si trovano comunque costretti a lunghe attese per poterli ottenere, al punto da doversi sempre più spesso rivolgere alle strutture private. Una situazione a cui è indispensabile porre rimedio», osserva Balzi. Che aggiunge: «A questo aspetto di sostanza se ne aggiunge un altro, di metodo, non meno importante. Mi chiedo ancora una volta il senso di una interlocuzione istituzionale che si riduce a una mera registrazione di decisioni già assunte dalla direzione nell’esercizio della sua funzione di governo della sanità». Il rammarico di Balzi è dettato anche dal fatto che l’attuale presidenza dell’Ulss 7 aveva ribadito al suo insediamento di non essere tenuta a portare al tavolo dei sindaci le questione ospedaliere, ma di voler condividere quelle territoriali. «Come sindaci - riprende Balzi - siamo di fatto esclusi da ogni preventiva condivisione dei provvedimenti e impossibilitati a contribuire alla ricerca di soluzioni ai tanti problemi esistenti. Una condizione non accettabile - afferma Balzi - che contribuisce a complicare ulteriormente la già complessa situazione, che porterò all’attenzione dell’esecutivo della Conferenza», programmato per oggi.

 

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Pd: «Serve una soluzione». «Non è pensabile lasciare migliaia di cittadini senza il servizio di guardia medica - interviene Giacomo Possamai, capogruppo del Pd in consiglio regionale - La carenza di personale è oggettiva, ma non si risolve chiudendo le sedi, aggravando il problema anziché risolverlo. Non è una responsabilità diretta dell’Ulss 7, però è evidente che non è frutto del caso, bensì di una programmazione sbagliata che parte da lontano. E adesso va trovata una soluzione per tornare in tempi ragionevoli alla normalità. Questa riorganizzazione, che passa dalla chiusura di numerose sedi, creerà disagi all’intero territorio, peserà soprattutto nelle valli e nelle zone montane dove già c’è il problema della mancanza di medici di base: è grave privarli di un ulteriore presidio. Sappiamo tutti che è un tema nazionale, è però altrettanto vero che la situazione in Veneto è particolarmente delicata: una situazione analoga c’è già stata in provincia di Treviso e abbiamo il record nazionale di zone carenti. Limitarsi a sollecitare il governo non è sufficiente, anche la programmazione regionale deve essere rivista».

La riorganizzazione. Il direttore generale dell’Ulss 7, Carlo Bramezza, nell’illustrare gli accorpamenti aveva detto che «non si tratta di chiudere, ma di garantire un servizio senza prendere in giro le persone. Oggi se un operatore sanitario deve saltare il turno per un qualsiasi motivo, il servizio nelle sedi capillari di guardia medica manca del tutto e all’improvviso». Situazione sperimentata a Schio da diversi pazienti. Bramezza aveva ricordato che «molte altre Ulss del Veneto stanno chiudendo le guardie mediche, noi invece le ristrutturiamo in tre sedi dove gli utenti avranno sempre la certezza di trovare assistenza». studiando, per i territori montani più disagiati, «servizi aggiuntivi che riducano al minimo i disagi».

 

Matteo Carollo

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