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Schio

Guardia medica a rischio, è allarme

Guardia medica a rischio, a Schio. È quanto emerge dall’ultima riunione del direttivo del distretto Alto Vicentino della conferenza dei sindaci dell’Ulss 7 Pedemontana. La stessa azienda sanitaria ha comunicato come dai prossimi giorni e fino alla fine dell’anno non potrà essere garantito il servizio di continuità assistenziale. La comunicazione ha suscitato la vivace reazione dei sindaci, che si sono subito attivati per trovare una soluzione.
La questione nasce con una convocazione urgente, da parte dell’Ulss, dell’esecutivo dei sindaci per un confronto sul tema. Una riunione che si è aperta con l’illustrazione dell’organizzazione del servizio nel distretto 2, coperto attualmente grazie a tre presidi, nella fattispecie Schio, Thiene e Arsiero, gestiti attraverso convenzioni con medici non dipendenti. La tegola è arrivata subito dopo, quando l’Ulss, in base alle proprie proiezioni, ha annunciato come nei prossimi giorni, e probabilmente fino a fine anno, si potrà determinare l’impossibilità di mantenere costantemente aperto il presidio di Schio, che serve un bacino di circa 90 mila utenti. 
«In un quadro generale già da tempo in difficoltà determinato dalle pesanti carenze di organico, proprio a Schio si andrà a breve a determinare una situazione ancora più critica e sguarnita, considerato anche che nelle prossime settimane molti medici parteciperanno alle selezioni di specializzazione organizzate dalla Regione», sottolinea Franco Balzi, presidente della conferenza e sindaco di Santorso. Proprio Balzi ha espresso, a nome dei presenti, la sorpresa e lo sgomento per una situazione così compromessa e la forte preoccupazione sugli effetti e sulle difficoltà che si andranno a determinare sui cittadini, in particolare sul bacino di utenti più numeroso del territorio.
Di fronte al rischio di sospensione del servizio, il sindaco di Schio Valter Orsi si è attivato per trovare una soluzione. «Mi sono messo a disposizione chiedendo all’Ulss la possibilità di sottoscrivere convenzioni con associazioni con medici, anche in pensione, al loro interno - spiega il primo cittadino scledense -. L’Ulss ha dato la propria disponibilità, così ho iniziato a chiamare queste associazioni, chiedendo loro di mettersi in contatto con l’azienda sanitaria. Il timore è che da un momento di difficoltà si passi, all’italiana, ad un assetto definitivo. La soluzione non è così semplice, perché c’è già stato un reclutamento di massa da parte dell’Ulss per le operazioni legate ai vaccini e ai tamponi, però, come referente del territorio e per senso di responsabilità verso i miei cittadini, non voglio lasciare nulla di intentato. È fondamentale che il servizio non si interrompa». Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Thiene Gianni Casarotto. «Il problema è serio e anche Thiene potrebbe finire sotto organico - sottolinea il primo cittadino thienese -. Se l’Ulss non riesce a risolvere il problema perché c’è carenza di medici e non si trovano professionisti, ci si può rivolgere ad esempio ai medici in pensione della sanità militare. Però non è una questione che si risolve in tre giorni: innanzitutto bisogna trovare il personale, poi bisogna vedere se all’Ulss può andar bene». 
«Risulta inaccettabile deviare sul pronto soccorso di Santorso o sui presidi rimanenti di Thiene o Arsiero i cittadini dell’area scledense che necessitano di una risposta sanitaria assolutamente indispensabile», continua Balzi, che ha sottolineato come sia assolutamente necessario procedere ad una urgente riorganizzazione complessiva del servizio di continuità assistenziale. Alla direzione Ulss, che si è impegnata in tal senso, è stata poi chiesta una rimodulazione urgente dei presidi dell’intero territorio di competenza.

 

Matteo Carollo

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