<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Filo spinato ad altezza collo sul sentiero

Il filo spinato appena scoperto dai due escursionisti in bici al Cerbaro.  STUDIO STELLAI chiodi disseminati al Tretto da mani ignote
Il filo spinato appena scoperto dai due escursionisti in bici al Cerbaro. STUDIO STELLAI chiodi disseminati al Tretto da mani ignote
Il filo spinato appena scoperto dai due escursionisti in bici al Cerbaro.  STUDIO STELLAI chiodi disseminati al Tretto da mani ignote
Il filo spinato appena scoperto dai due escursionisti in bici al Cerbaro. STUDIO STELLAI chiodi disseminati al Tretto da mani ignote

Il filo spinato tirato fra un albero e l’altro ad altezza del collo di un centauro (ma anche di un ciclista o di un pedone), scoperto in un sentiero del Cerbaro da un appassionato di trial che però era salito sul Novegno in mountain bike e stava facendo un terribile incontro assolutamente imprevisto. Nel filmato che ha girato Claudio C. si sentono chiare le sue parole, nonostante sia ansimante: «È stato qualche bastardo. Sono scampato per miracolo». In discesa è stato bravo ad accorgersi del tranello, altrimenti sarebbe potuta accadere una disgrazia. Era con un amico e quei sentieri li conosce bene. Ora sa che deve tenere gli occhi bene aperti. Lui e chiunque si avventuri da quelle parti. Sui social si parla di tentato omicidio, sta di fatto che questa volta di mezzo ci sono andati dei ciclisti, anche se nel mirino ci sono solitamente i motociclisti, come ammette Denio Munari, presidente del Moto club trial Val Leogra: «Magari ce l’hanno con quelli che salgono fin lassù da fuori provincia, con le moto da enduro, ma non si può agire così. Qui veramente poteva accadere qualcosa di brutto». Munari conferma che non si tratta d un episodio isolato: «Tempo fa era accaduto dalle parti di Valli. Noi abbiamo subito danni alle attrezzature da ignoti nella pista di Ponte Canale». Sempre al Tretto erano stati disseminati chiodi appuntiti per intralciare il passaggio dei mezzi su due ruote. Stavolta l’ignoto ha alzato il tiro, rischiando veramente di provocare un dramma. Può essere stata la stessa mano? Il sospetto c’è. «Noi quella volta abbiamo fatto la denuncia ai carabinieri ma non sappiamo nulla dell’esito delle indagini». L’indignazione sui social è alle stelle. C’è chi difende la proprietà privata («ma non in questo modo criminale») e chi chiede giustizia nei confronti dell’ignoto colpevole. «È una follia - sbotta Filippo Benvegnù, presidente dell’associazione Escursionisti su ruote Veneto -. Ammesso che si tratti di una proprietà privata, c’è altro modo per tutelarla, con segnaletica e sbarre. Non si chiude così un sentiero. Questa è una mente malata che attenta alla salute pubblica. Ciclisti, motociclisti, escursionisti a piedi, tutti danno fastidio e non si capisce il motivo». Le due precedenti trappole col filo spinato ad altezza di motociclista risalgono a giugno 2018. Furono rinvenute in due punti differenti della zona collinare scledense, ma sempre nei pressi di località Costenieri (tra Santa Caterina e Cerbaro) in due domeniche successive. A trovarle sono stati, anche allora, alcuni escursionisti in bici che in quel momento stavano pedalando piano e quindi hanno fatto in tempo ad accorgersi del pericolo. Vennero sporte due denunce contro ignoti. L’ipotesi che la mano sia la stessa non è affatto da scartare, vista la coincidenza della posizione. Fra i tre fili tesi la distanza è minima. E dieci anni fa venne trovata una tagliola su un sentiero. «Purtroppo succede sempre dalle parti del Tretto - conclude Benvegnù. - Un conto è che un contadino voglia impedire i movimenti al bestiame ma in questi casi si voleva far del male a qualcuno. E chi lo sta facendo è un pazzo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

Suggerimenti