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Elezioni al veleno, il sindaco denuncia

Una veduta dall’alto di villa Miari, al centro del caso scoppiato in questi giorni. ARCHIVIO
Una veduta dall’alto di villa Miari, al centro del caso scoppiato in questi giorni. ARCHIVIO
Una veduta dall’alto di villa Miari, al centro del caso scoppiato in questi giorni. ARCHIVIO
Una veduta dall’alto di villa Miari, al centro del caso scoppiato in questi giorni. ARCHIVIO

Un messaggio anonimo con insulti ed accuse di malagestione infiamma la campagna elettorale di Santorso, il sindaco fa scattare una denuncia per ingiuria e diffamazione contro ignoti. In questi giorni febbrili di campagna elettorale, il messaggio si sta diffondendo come un virus. Quando l’ha ricevuto sul suo smartphone Franco Balzi stentava a credere: «Sono affermazioni false e offensive di un’iniziativa vile». L’ACCUSA. In poche righe, quelle giuste per essere poi diffuse sui principali canali social, la mano anonima fa filtrare una doppia tesi che porta all’unica conseguenza: la presunta cattiva gestione economica del Comune di Santorso e in particolare della giunta Balzi, che sta per chiudere il primo mandato. Il doppio filone cavalca la vicenda del fallimento di “Silce”, azienda edile che ha compiuto lavori a Villa Miari, ma anche un contenzioso aperto con Ascopiave per un risarcimento. Condendo il tutto con insulti agli amministratori, l’anonimo ipotizza che queste situazioni siano state insabbiate, fino all’ultimo consiglio comunale. In effetti questa sembra proprio essere una deriva social di quanto discusso, con ben altri toni, durante l’approvazione del bilancio nell’ultimo Consiglio. Soppesando le parole e valutando anche molti aspetti positivi della gestione Balzi, il capogruppo di “Santorso Vale!” Andrea Pozzan aveva rievocato «una vicenda che ha portato la collettività a pagare due volte, a causa di un errore amministrativo, 300 mila euro per i lavori svolti a Villa Miari. I fatti risalgono al primo dei due mandati del sindaco Piero Menegozzo - sostiene Pozzan -, ma hanno avuto il loro esito finale con Balzi». Il consigliere, dopo aver descritto l’iter, concluso con l’archiviazione della Corte dei Conti, contesta a Balzi di aver «messo una pietra sopra a una vicenda che ha portato un danno ingente alla collettività e a Villa Miari» e chiede «chiarezza su un episodio che non fa onore ai principi di trasparenza». SILCE. Ma il sindaco non ci sta. «Convocheremo una riunione e consegneremo una relazione dettagliata ai capigruppo - annuncia Balzi, molto provato -. La storia di Silce risale a 15 anni fa e, premesso che è sbagliato attribuire responsabilità politiche, chi fa riferimento a Pietro Menegozzo sbaglia, perché il sindaco era Terelisa Dall’Alba. La ditta che stava costruendo Villa Miari aveva stipulato una cessione del credito a Veneto Banca. Hanno ricevuto un assegno che avrebbe dovuto finire in banca e l’istituto di credito ha subito fatto scattare la procedura per avere i soldi. Nel 2015 c’è stata la sentenza del tribunale. Siccome la possibilità di dover rendere questa cifra era concreta, i 295 mila euro (pubblici già nel 2015) erano stati accantonati nel bilancio di Villa Miari. Abbiamo cercato di capire chi avesse sbagliato e se ci potessimo rivalere, affidando tutto alla Corte dei Conti. Loro hanno deciso di archiviare e così l’assicurazione del Comune non può rivalersi su eventuali responsabili». GAS. La vicenda della rete gas tirata in ballo dal messaggio, invece, risale al 1977. «La Veneta gestione gas era la società di Malo che ha investito nelle strutture a fronte della concessione per gestione della distribuzione del gas - prosegue Balzi -. Se ne sono occupati dal 1978 al 2006, quando il servizio va ad un’altra società. Quindi, hanno chiesto legittimamente di rientrare dei soldi che avevano investito per la rete, una richiesta molto alta. L’allora sindaco Menegozzo l’ha ritenuta incongrua e sovrastimata, non si è trovata una mediazione ed è scattato un contenzioso. Quando il tribunale stava per giudicare, si sono accorti che avrebbe dovuto esprimersi un lodo arbitrale. La cifra che, intanto, è stata ritenuta congrua è pari a 1,3 milioni e non 3. Con un ricorso in appello, ci sarà ancora da aspettare. Tra “sconto” e il canone incassato, l’operazione di Menegozzo è stata vantaggiosa? I numeri, tutti pubblici, dicono di sì. La denuncia era necessaria anche per tutelare la struttura comunale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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