<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Schio

Eccidio, pace fatta
con il partigiano
che uccise il padre

Valentino Bortoloso, Anna Vescovi e il vescovo Pizziol
Valentino Bortoloso, Anna Vescovi e il vescovo Pizziol
Eccidio Schio, pace tra partigiano e figlia vittima (COLORFOTO)

SCHIO. «Caro signor Valentino Bortoloso, sono Anna Vescovi e da tempo vorrei parlare con lei...». Comincia così la lettera della psicologa vicentina di 73 anni, figlia di Giulio Vescovi, già podestà di Schio, una delle 54 vittime dell'Eccidio avvenuto nelle carceri di Schio nella notte fra il 6 e il 7 luglio 1945. Una lettera coraggiosa visto che il destinatario, che oggi ha 94 anni, con il nome di battaglia "Teppa", fu uno dei partigiani condannati come autori materiali della strage. «Forse questo mio desiderio la stupirà - continua Vescovi - ma le assicuro che non proviene solo da me, ma da Altrove». Con queste parole è cominciato un percorso che ha portato vittima e assassino, accomunati dal fatto di essere gli ultimi diretti testimoni del fatto di sangue, a stringersi «in un commosso abbraccio di pace e perdono». Un momento di riconciliazione che arriva dopo 71 anni e che è stato sancito con un documento firmato questa mattina davanti al vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol.

E.CU.

Suggerimenti