<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Disturbi cognitivi Ben 500 nuovi casi curati in ospedale

Nell’ospedale di Santorso vengono seguiti 500 nuovi casi di disturbi cognitivi ogni anno
Nell’ospedale di Santorso vengono seguiti 500 nuovi casi di disturbi cognitivi ogni anno
Nell’ospedale di Santorso vengono seguiti 500 nuovi casi di disturbi cognitivi ogni anno
Nell’ospedale di Santorso vengono seguiti 500 nuovi casi di disturbi cognitivi ogni anno

Ogni anno 500 nuovi casi di disturbi cognitivi nell'Alto Vicentino. Problematiche che poi possono evolvere in forme di demenza più o meno gravi, tra cui la malattia di Alzheimer. Sono i numeri del fenomeno nel distretto 2 dell'Ulss 7, secondo i dati del reparto di geriatria dell'ospedale di Santorso, diretto dal dottor Gianpaolo Marchetti. Cifre importanti, che si traducono in oltre mille visite all'anno. Per questo a Santorso lavora un'equipe di medici e specialisti, in grado di affrontare a tutto tondo le forme di demenza. Attività che si svolgono al Centro per il decadimento cognitivo e le demenze, al quale il paziente viene indirizzato dal medico di base. Dopo gli accertamenti, il centro fornisce la propria diagnosi, indicando le terapie e i servizi territoriali specifici; uno psicologo può prevedere incontri con il paziente e i familiari, mentre possono venire segnalate anche le associazioni di volontariato del settore. In generale, la malattia di Alzheimer rappresenta il 60 per cento delle demenze; un altro 20 per cento è costituito da demenze vascolari, derivanti da infarti cerebrali o ictus, mentre una stessa percentuale comprende le demenze post traumatiche. Altre tipologie sono la demenza a corpi di Lewy, le demenze da idrocefalo o ancora le demenze secondarie legate a deficit di ormone tiroideo, di vitamina B12 o a insufficienza renale o epatica. «Quando notiamo i primi sintomi, il paziente presenta già dei danni che verosimilmente si sono verificati nei decenni precedenti - spiega il dottor Gianpaolo Marchetti, direttore dell'unità operativa complessa di geriatria polifunzionale dell'ospedale di Santorso -. Servono dei “marker” per poter riconoscere anche in età più giovane chi svilupperà la malattia». Per ridurre il rischio di sviluppare questi disturbi, si può agire fin da subito. «Le malattie neurodegenerative hanno un substrato genetico importante, però anche l'ambiente ha la sua valenza - sottolinea la dottoressa Laura Bologna, referente geriatra per l'ambulatorio del Centro per il decadimento cognitivo dell'unità operativa complessa di geriatria -. È importante correggere precocemente i problemi vascolari, l'ipercolesterolemia, il diabete e, nell'alimentazione, evitare l'eccesso di grassi puntando su una dieta ricca di frutta verdura, preferendo il pesce alla carne». Anche il supporto ai familiari dei malati è fondamentale. «La famiglia arriva a chiedere aiuto ai servizi sociali quando ha esaurito tutte le proprie energie - specifica Simone Pauletto, assistente sociale e coordinatore dell'area sociale dell'unità operativa complessa non autosufficienza del distretto Alto Vicentino dell'Ulss 7 -. Noi vorremmo supportare le persone prima di arrivare a questo punto, nel loro ambiente di vita, e per questo chiediamo che i nostri servizi siano attivati tempestivamente». Anche questo settore, infine, è in sofferenza. «Le prime visite vengono fatte rispettando le priorità - conclude il primario Marchetti -. Il problema è che i controlli successivi tendono ad arrivare anche dopo un anno. Noi stiamo cercando di ridurre i tempi, però il numero dei nuovi casi è maggiore di quelli in uscita, e questo è un ostacolo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

Suggerimenti