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Schio

Derubato di soldi e documenti: ora imbusta i reperti per i Ris


Il furto avvenuto nella villetta di Ss. Trinità, fra il sacrario militare e il Campus dei licei, nello scorso mese di maggio, è perlomeno sospetto nelle modalità di esecuzione e nel bottino. Ne è convinto Domenico Testolin, artigiano idraulico in pensione, 90 anni, portati alla grande. Lì vive solo da quando un anno fa è morta la sua seconda moglie. E lì, tra le 12.30 e le 14 di una giornata di quattro mesi fa, avvenne il furto.
«Sparirono 16 mila euro in contanti che dovevo portare in banca e venne svuotata una cassetta di legno che conteneva importanti documenti legati a transazioni immobiliari - racconta Testolin. - Si trattava di contratti per terreni e edifici di mia proprietà. Però qualcosa non quadra: c’erano altri 2 mila euro in contanti che sono stati lasciati lì, in bella vista. E poi non sono stati toccati i gioielli di mia moglie, alcuni di gran valore. Non mi pare n comportamento normale per predatori in abitazioni».
L’ex artigiano, per mezzo secolo titolare di una ditta di termoidraulica («Ho messo mano io agli impianti dei palazzoni di piazza Almerico Da Schio», ci dice con un pizzico di orgoglio), si è insospettito per alcuni particolari: «Non ho trovato segni di effrazione, come se i ladri avessero le chiavi per entrare o fossero riusciti a farsi fare delle duplicazioni. E poi hanno aperto la cassetta, che era con lucchetto, senza forzarla. Sapevano dove trovare le chiavi oppure hanno avuto il tempo necessario per cercarle». Inoltre non ci furono altre intrusioni nella zona residenziale, dove in passato i malviventi avevano colpito: Nel 2015 subimmo il furto di un collier da 6 mila euro che avevo donato alla moglie», ci spiega. Ma allora non sorsero sospetti sulla natura del crimine. 
L’uomo presenta denuncia ai carabinieri e, forse memore di qualche serie tv tipo Csi, reperta, usando i guanti, la cassetta imbustandola nel nylon: «Ci sono sicuramente impronte, oltre alle mie ma mi è stato che i rilievi scientifici li può disporre solo la Procura». Testolin torna alla carica ora perché ha letto, sul nostro giornale di sabato, di un albanese, nel frattempo tornato in patria, mandato a processo dopo cinque anni dal furto compiuto in zona Bertesinella a Vicenza, incastrato da impronte rilevate nella camera da letto della famiglia derubata. Testolin ci racconta questa sua indole investigativa: «Sto molto attento agli episodi che succedono dalle nostre parti, raccolgo tutti i vostri articoli che parlano di ruberie e mi tengo documentato. Avevo messo via la cassetta svuotata proprio in previsione del possibile rilievo scientifico delle prove. Sono tuttora convinto che si possa risalire al colpevole del colpo a casa mia». Ora il pensionato, che non intende mollare («Non conto di recuperare i soldi ma i documenti sì...»), spera che si possa aprire un’indagine e lascia la porta aperta ai Ris, «ma solo a loro, perché adesso sto molto più attento nel lasciare in giro roba di valore».
 

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